Quattro milioni di abitazioni realizzate negli ultimi 15 anni, un milione di case vuote nelle grandi città a fronte di un rilevantissimo disagio abitativo, con oltre 110mila famiglie sfrattate solo negli ultimi due anni, e una forte crisi del settore edilizio. Questi sono solo alcuni dati contenuti nel dossier sul consumo di suolo in Italia presentato da Legambiente durante il convegno "Un'altra casa?". Oltre ai numeri sul disagio abitativo e le varie segnalazioni sui casi di paesaggio "violato", l'associazione ambientalista ha presentato anche le sue proposte per dare risposta ai problemi delle città italiane e rilanciare in modo sostenibile il settore delle costruzioni, che attraversa una delle più gravi crisi che si ricordino e ha già lasciato negli ultimi due anni senza lavoro almeno 200.000 persone e portato alla chiusura di 15mila imprese edili.
Secondo Legambiente a spingere la realizzazione, tra il 1995 e il 2009, di 4 milioni di abitazioni, per oltre 3 miliardi di metri cubi di cemento, non è stata la domanda delle famiglie, ma la speculazione edilizia, per cui il prezzo delle case rimane irraggiungibile per chi ne ha bisogno, a cominciare dai giovani, dagli anziani e dagli immigrati. «Negli ultimi sei mesi ci sono stati ben otto tentativi di far passare un nuovo condono - ha sottolineato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - e nella manovra in discussione in Parlamento si scambia la semplificazione con una deregulation esasperata. Ciò dimostra l'incapacità della nostra classe dirigente di pensare a un modello di sviluppo che valorizzi le vere ricchezze del nostro Paese e la sua inadeguatezza ad affrontare le questioni edilizie e abitative. Oltre a peggiorare la qualità della vita delle persone, l'urbanizzazione selvaggia le espone a nuovi rischi, perché nulla si fa sul fronte della sicurezza idrogeologica e sismica» ha concluso il presidente. Tra le criticità rilevate dall'associazione, la crescita delle periferie delle principali aree urbane senza alcun progetto metropolitano e ambientale, senza servizi e senza trasporto urbano, fattori che portano al degrado della qualità della vita, e la crescita dissennata di seconde case sulle aree costiere e, in generale, nei territori più belli e sensibili del Paese. «La capacità di valorizzare le qualità del territorio italiano è una chiave imprescindibile per rispondere alle sfide della globalizzazione - ha dichiarato Edoardo Zanchini responsabile urbanistica di Legambiente - e senza una chiara consapevolezza politica e culturale che lo sviluppo economico imperniato sul mattone è giunto a un punto morto, non usciremo da una situazione complicata e delicata come quella che stiamo vivendo. Per mettervi mano occorre avere ben presenti gli errori che l'hanno generata. Il primo sta nel pensare che sia principalmente una questione di procedure e che la risposta sia una deregulation sempre più spinta. Il secondo è credere che le questioni edilizie e urbanistiche siano da risolvere a livello locale, con strumenti e contrattazioni a livello comunale. Con comuni che ripianano i bilanci con gli oneri di urbanizzazione di speculazioni edilizie, ma continuano a non avere aree o soldi per realizzare gli interventi di cui ci sarebbe bisogno, a meno di non regalare altri metri cubi alla speculazione». Per Legambiente se si vuole uscire dalla crisi economica, bisogna mettere in campo nuove idee e politiche per i centri urbani, e sostituire al modello di sviluppo centrato sul mattone, un altro più moderno e attento all'innovazione energetica e tecnologica, che abbia al centro il recupero del patrimonio edilizio, fermi il consumo di suolo e dia risposta alla domanda abitativa. «In tutti i principali Paesi europei, negli Stati Uniti come in Russia, in Cina e India- ha ripreso Zanchini- esiste un ministero che si occupa dei problemi delle città e dell'edilizia abitativa. Non dobbiamo riportare poteri allo Stato, semmai pretendere che finalmente si esercitino indispensabili compiti di indirizzo in materie fondamentali come il governo del territorio, la tutela dell'ambiente e del paesaggio, il diritto alla casa e all'accesso ad alcuni servizi essenziali. Indirizzi che saranno le Regioni a declinare con norme regionali e i comuni a introdurre nei loro strumenti di pianificazione, ma senza le quali è impossibile muovere alcun cambiamento» ha concluso Zanchini. (greenreport.it)
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