Lo Utah dice no ai rifiuti nucleari italiani

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Venerdì, 16 Luglio 2010

 

Le scorie nucleari continuano ad essere un problema in tutto il mondo. A dimostrazione che quando si parla dei costi dell'atomo sarebbe opportuno includere fin da subito anche i soldi necessari allo smantellamento delle centrali una volta esaurita la loro attività e la gestione delle scorie, che sono di diverse tipologie e che in alcuni casi necessitano di soluzioni definitive, cioè depositi permanenti geologicamente stabili per centinaia di migliaia di anni, dove seppellirle.

In un altro articolo vediamo cosa sta accadendo in Corea (vedi link a fondo pagina), ma anche in Occidente i problemi stanno venendo tutti al pettine. In Germania per esempio la vecchia miniera di sale di Asse, dove negli anni Sessanta e Settanta sono stati seppelliti 126mila fusti di scorie tossiche, dovrà essere evacuata al più presto a causa di alcune infiltrazioni d'acqua e alcune frane. Il problema a questo punto però è duplice: da una parte trovare i 2-3 miliardi di euro stimati per il trasferimento in una miniera vicina, per i quali si è pensato di gravare sugli oneri richiesti ai gestori di centrali che hanno ottenuto una proroga della vita degli impianti, dall'altra c'è una questione molto pratica e delicata per la salute umana: le indicazioni contenute nei registri e nelle etichette dei fusti molto spesso non corrispondono all'esatto contenuto, vuoi per le modifiche agli standard intervenute nel tempo, vuoi per banali errori materiali che oggi però compromettono la riuscita dell'operazione.

Cattive notizie anche per i fautori del nostro rinascimento nucleare: l'Italia stava trattando da mesi il trasferimento in America di 20mila tonnellate di rifiuti a bassa radioattività provenienti dallo smantellamento delle vecchie centrali del Belpaese (vedi link a fondo pagina). Il governo dello Utah ha però respinto la richiesta di licenza che EnergySolutions, un'impresa con sede a Salt Lake City, aveva chiesto alla Nuclear regulatory commission (Nrc) per poter importare vari tipi di materiale proveniente dagli impianti nucleari in Italia , per un volume di totale fino a circa 1 milione di piedi cubi. (Diego Barsotti - greenreport.it)

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