L'annuncio da parte della Commissione europea della nuova proposta per accelerare la procedura di autorizzazione degli Ogm in Europa, ha fatto scaturire reazioni di varia natura nel nostro Paese. Nel merito, agli Stati membri viene promesso il diritto di vietare le coltivazioni Ogm sul proprio territorio a patto che riducano la loro opposizione durante il processo di autorizzazione a livello europeo. In questo modo la Commissione, probabilmente spera di interrompere una situazione di stallo decennale delle autorizzazioni. Questa proposta pare anche che vada in direzione contraria rispetto a quanto chiesto all'unanimità dai ministri dell'ambiente dell'Unione europea nel 2008, cioè un rafforzamento della procedura di autorizzazione, in particolare della valutazione dei rischi per nuove colture.
Decisamente contraria Greenpeace «Nel tentativo di cavarsela con la sua agenda pro-OGM - ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm dell'associazione - il presidente della commissione Ue, Barroso, offre agli Stati membri dei divieti nazionali, ma solo a patto che chiudano un occhio sulle preoccupazioni per salute e sicurezza, durante il processo di autorizzazione di nuovi Ogm. Ma i divieti nazionali non possono sostituire una procedura di sicurezza scientificamente valida a livello europeo. La contaminazione da Ogm non si ferma ai confini nazionali».
Greenpeace riconosce che la proposta è migliorata rispetto alla prima bozza infatti è consentito agli Stati membri di vietare le coltivazioni Ogm per cause legate alle contaminazioni, ma non concede agli Stati membri il diritto di adottare divieti per motivi legati alla salvaguardia della salute pubblica e dell'ambiente. Tra l'altro la valutazione d'impatto della Commissione stessa ha concluso che questa proposta causerebbe un "impatto negativo per gli agricoltori NON-Ogm."
«Barroso sembra pensare che gli Stati membri vogliano vietare gli Ogm per ragioni politiche e che le preoccupazioni scientifiche sollevate per anni siano solo chiacchiere. Queste preoccupazioni sono reali e la proposta di oggi è solo un rimedio temporaneo. Invitiamo il Governo italiano e gli altri Stati membri a respingere l'attuale proposta. Fino a quando la procedura di valutazione dei rischi delle colture geneticamente modificate non sarà adeguatamente implementata, nessun nuovo Ogm dovrebbe essere autorizzato» ha concluso Ferrario. La proposta della Commissione non piace nemmeno a Confagricoltura «Il nuovo quadro legislativo comunitario sugli Ogm finirà per aumentare la confusione, creando disparità di trattamento tra gli agricoltori dei vari Stati membri e disorientando i consumatori. Attendevamo da Bruxelles soluzioni univoche per tutti gli Stati membri e un riconoscimento al ruolo della ricerca scientifica che deve essere alla base delle decisioni politiche. Gli Stati membri invece potranno decidere sull'onda delle emotività e delle strumentalizzazioni. Alla fine - concludono da Confagricoltura - si è acuito il ‘paradosso degli Ogm' che li vuole importati dall'estero ma non coltivati, come avviene oggi in Italia e in Europa».
Di parere diverso Legambiente che vede il "bicchiere mezzo pieno": «Con la proposta di oggi, la Commissione prende atto finalmente e definitivamente che non si può imporre la coltivazione degli organismi geneticamente modificati sulla testa dei cittadini- ha dichiarato Francesco Ferrante, responsabile agricoltura di Legambiente- E' importante che la revisione della normativa in materia preveda la certezza del diritto per gli Stati membri, in modo che possano garantire senza alcun contenzioso il divieto di coltivazione di ogm, e che preveda, inoltre, che le Regioni possano stabilire regole per la coesistenza che impediscano ogni contaminazione seppur accidentale delle coltivazioni convenzionali e di quelle biologiche. Il Governo italiano deve ora dar retta all'opinione pressoché unanime di agricoltori, consumatori, ambientalisti e scegliere la strada della qualità, della ricerca e dell'innovazione ma con un chiaro no agli ogm delle multinazionali che oggi a Bruxelles sono state sconfitte» ha concluso Ferrante.
Posizione analoga è stata espressa anche da Loredana De Petris della segreteria nazionale di Sinistra ecologia e libertà «Le nuove proposte seppelliscono definitivamente l'ostracismo della commissione nei confronti delle numerose regioni europee che si sono già dichiarate ‘ogm-free' e aprono la strada a provvedimenti nazionali finalizzati a valorizzare la specificità delle produzioni tipiche ed il patrimonio della biodiversità agricola. Ora attendiamo un passo avanti degli organi di governo comunitari in merito alle procedure di autorizzazione degli ogm. L'autorità europea per la sicurezza alimentare non può più limitarsi a valutare i dati di parte forniti dalle aziende titolari dei brevetti - ha concluso l'esponente di Sel - ma deve promuovere autonome indagini sui rischi per la salute umana e sulle evidenti conseguenze di contaminazione genetica». (greenreport.it)
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