La Decrescita non basta

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Mercoledì, 7 Luglio 2010

 

Se i 45 di questa sorta d’associazione mi vogliono, vengo anch’io. Faccio il 46°, per quel che vale. Tra voi ci sono persone che stimo. Condivido tutti gli obiettivi. Nel caso, però, aggiungerei una - per me - vincolante importantissima postilla: nell’urbanistica civile nostrana, va bene restare a “zero” o meglio farla decrescere, ma basta con gli orrori. Le nostre costruzioni, specie quelle recenti, sono brutte, di un brutto mortale. Disarmoniche, sproporzionate, pretenziose, gonfie di inutili orpelli architettonici, del “lusso” più kitsch. Tutt’un copia-copia. Non mi riferisco ai volumi, che in caso di auspicata decrescita diminuirebbero anzichè gonfiarsi, ma alla “pelle” esterna, all’estetica. Si tratta proprio di nuovo degrado, di nuovo conformismo cui pare difficile sfuggire. Balconi esagerati, timpani simil greco-romani, cornicioni giganti, capricciose decorazioni dagli stili più improbabili, fioriere di cemento per cuocere infelici gerani, infissi carcerari, ringhiere di orridi materiali, mansarde e tetti con assurde inclinazioni, cancelli e recinzioni da reggia di Ceaucescu, mattoncini finti, travertini e marmi veri, leoni nanetti aquile palle e piramidi sulle colonne, stipiti rinforzati, ingressi cimiteriali pomposi, fortificati, adatti a corazzare cassette della posta, inesistente equilibrio tra “vuoti” e “pieni”… fàmolo strano, insomma. E sorvoliamo sui colori.

Una catastrofe estetica che forse non vediamo più perché “al brutto ci s’abitua presto, al bello no”, ma che ci fa tanto male. E’ ora di alzare un argine, avviando al tempo stesso una bonifica. Anche nei costi, benché nessuno ci badi: per “arricchire” la dimora del figlio, dopo avergli organizzato nozze faraoniche, soldi da buttare se ne trovano sempre. Barbarie. Che stupido assillo, voler apparire tutti ricchi e alla moda, invece di ricercare la sobrietà.

Poi, per ultimo ma non ultimo, bisogna insieme FERMARE I COSTRUTTORI, quelli che “fanno” le case. I primi responsabili del massacro estetico, ormai quasi irreversibile. Se non gli facciamo fare qualche corso di formazione, qualche viaggio d’osservazione nei Paesi civili (non dico di farli tornare a scuola, che si dovrebbe, ma è impresa persa), questi continueranno a costruire e a “ristrutturare” (!) coi loro metodi, riuscendo a far case brutte pur in volumi “limitati”. Una volta si dava la colpa ai poveri capomastri, ai volenterosi geometri (ma quelli sapevano almeno disegnare). Oggi a chi darla se non a ingegneri e architetti, dimentichi che “il loro mestiere è al servizio della società e non del narcisismo di qualche coiffeur capriccioso”? E a chi se non a quelli che rilasciano licenze? E a chi se non ai politici, ignari che l’armonioso abitare è base per un decente vivere (il grandioso e il pacchiano intossicano), di conseguenza incapaci d’ispirare e guidare le trasformazioni urbanistiche?

Decrescita con bonifica, allora. Magari poi parliamo di Design, poi. (Pier Giorgio Camaioni)



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