ROMA. Secondo Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente, se non cambierà qualcosa, i parchi nazionali saranno una delle vittime designate della prossima legge finanziaria: «Le aree protette sono già allo stremo. I finanziamenti attuali coprono già con difficoltà i costi della gestione e dell'organizzazione di questi preziosi presidi di biodiversità. Ridurre del 50% le risorse vuol dire condannare i parchi all'immobilità se non alla chiusura». Tutte le associazioni ambientaliste sono preoccupate (e scandalizzate) dalla misura contenuta nella Finanziaria che condannerebbe il futuro delle aree naturali protette in Italia: «Solo attraverso una nuova politica basata su concreti investimenti strategici e valorizzazione delle qualità territoriali, sarà possibile rilanciare con criterio la funzione degli enti preposti alla salvaguardia della natura e della biodiversità - dice Nicoletti - La mannaia del Maxi-emendamento invece, rischia di abbattersi non solo sulle esperienze positive di tutela del paesaggio e delle parti più fragili del nostro territorio, ma anche di condannare un pezzo significativo dell'economia legata al turismo sostenibile, alle produzioni agroalimentari di qualità, alle attività educative e formative per i giovani».
Oggi il presidente di Federparchi-Europarc Italia, Giampiero Sammuri, e una delegazione dei presidenti dei parchi nazionali ha incontrato in Senato alcuni rappresentati dei gruppi parlamentari: Anna Cinzia Bonfrisco per il Popolo della libertà, Paolo Giaretta, relatore di minoranza per la manovra finanziaria del Partito democratico e componente della presidenza del gruppo parlamentare al Senato, Giampiero D'Alia, presidente dell'Unione di centro e Andrea Corinaldesi, responsabile legislativo della commissione Ambiente e giustizia dell'Italia dei valori.
Federparchi ha esposto le preoccupazioni degli enti parco per i tagli proposti dal governo ed ha avanzato alcune proposte concrete. Sammuri ha ricordato che «Le norme della manovra finanziaria allo stato attuale determinerebbero una riduzione dei finanziamenti per le aree protette tale da limitare in modo incisivo operatività e servizi descritti nella Carta di Siracusa (approvata dai ministri dell'ambiente del G8 su proposta di Stefania Prestigiacomo, ndr). I rappresentanti dei parchi sono consapevoli delle necessità di risparmio dello Stato italiano soprattutto in questo periodo interessato dalla crisi economica globale, risparmi ai quali in passato non si sono sottratti. In questa sede i rappresentanti dei parchi hanno avanzato proposte concrete di modifica della manovra finanziaria in modo da mettere a disposizione le risorse necessarie per consentire al sistema delle aree protette di assolvere agli impegni internazionali assunti dallo Stato italiano sulla tutela della biodiversità e di conservazione ambientale e alle aspettative dei territori e dei cittadini in materia di sviluppo sostenibile».
Nella successiva conferenza stampa tenutasi nella sala Nassyria del Senato il presidente Sammuri, ha detto che «Gli incontri sono stati proficui i gruppi parlamentari di ogni schieramento hanno compreso i problemi e le specificità dei parchi. Si stanno studiando quali accorgimenti tecnici possano essere adottati per garantire un finanziamento adeguato per i parchi. La cifra di 25 milioni di euro risulta irrisoria per il bilancio dello Stato mentre è vitale per il sistema delle aree protette».
"Se passa questa manovra finanziaria molti dei 24 parchi nazionali italiani dovranno chiudere i battenti. All'articolo 7 è previsto infatti il dimezzamento dei circa 50 milioni di contributi del Ministero dell'Ambiente, il che impedirebbe a molti enti parco semplicemente di pagare gli stipendi al personale".
Questa la denuncia dei senatori Roberto Della Seta, capogruppo in Commissione Ambiente, e Francesco Ferrante, responsabile per le politiche per i cambiamenti climatici del Pd, che durante la conferenza stampa di Federparchi hanno chiesto «la cancellazione di questa norma insensata».
I senatori hanno sottolineato che «i parchi nazionali rappresentano un patrimonio ambientale di valore inestimabile e custodiscono le aree più pregiate del paesaggio italiano nelle quali si incarna una parte importante della stessa identità nazionale».
«Condannarli a morte - hanno concluso - sarebbe un atto di stupidità anche in termini economici, visto il contributo che il territorio protetto fornisce alle diverse economie, dal turismo all'agricoltura di qualità, che basano la loro forza sulla qualità ambientale e che incontrano una domanda crescente da parte dei cittadini».
Sulla questione interviene anche il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli: «Il taglio del 50% delle risorse alle aree protette previsto dalla Manovra, è un attacco senza precedenti alla natura e alla tutela della biodiversità nel nostro Paese. Si tratta di una violazione delle direttive europee per la tutela della biodiversità e se dovesse essere approvato saremmo faremo un immediato esposto alle istituzioni comunitarie».
«Con questo attacco si stanno creando le premesse per il piano Prestigiacomo-Matteoli della privatizzazione dei Parchi nazionali: è questo il vero obiettivo del governo Berlusconi». «I parchi sono una realtà economica non indifferente. Tutte le aree protette in Italia fatturano circa 2 miliardi di euro e danno lavoro a 86.000 persone, proteggendo contemporaneamente 57mila specie animali, il 50% della flora europea, consentendo a 34 milioni di cittadini di avvicinarsi alla natura. I Parchi oltretutto sono indispensabili al rispetto degli obiettivi europei in materia di emissioni poiché ogni ettaro consente all'Italia di risparmiare 578 euro in costi di emissione della CO2, per un totale di 476 milioni di euro - conclude Bonelli -. Dati questi che con ogni probabilità non sono sfuggiti a chi nel centrodestra vorrebbe trasformare i Parchi pubblici in Parchi tematici a pagamento, gestiti dai privati». (greenreport.it)
PS: potremo sempre mettere le aree protette in mano ai bracconieri, come accade in Congo... tanto per arrotondare i salari (RG)
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