|
Le
modifiche delle abitudini alimentari che
hanno caratterizzato la nostra società negli
ultimi anni hanno orientato sempre più i
consumi verso prodotti freschi e naturali.
L’introduzione di specialità culinarie da
altri Paesi ha portato anche ad un aumento
del consumo di prodotti ittici e di pesce
crudo.
Alle classiche acciughe marinate che si
consumavano prevalentemente nelle aree
costiere, si sono via via aggiunti carpacci
di pesce crudo di specie diverse (pesce
spada, salmone, tonno, ecc…) e piatti
derivati da |
culture orientali
quali sushi, gli involtini giapponesi di pesce crudo
e riso, che sono sempre più apprezzati dai
consumatori.
Per gustare appieno il piacere della tavola è però
sempre opportuno conoscere alcune semplici
indicazioni che consentono di evitare quei possibili
problemi che al cibo possono essere collegati.
Nel caso del pesce crudo, lo scorso anno,
l'Associazione Nazionale delle Aziende Ittiche ha
segnalato una crescita della presenza del parassita
Anisakis in numerose specie ittiche ed ha quindi
messo in guardia i consumatori su questo rischio.
Nel luglio 2005 una donna di Torino e
sua figlia hanno manifestato dei sintomi
gastroenterici che sono stati collegati,
dall'’Autorità Giudiziaria, al consumo di pesce
crudo infestato da Anisakis e sul territorio
Piemontese sono stati eseguiti numerosi sequestri di
prodotti ittici. Altri casi nell’uomo sono stati
descritti nell’area compresa tra Pescara e Chieti e
in Liguria.
Trattandosi di un problema presente in particolare
in alcune aree di pesca, caratterizzato da un
andamento stagionale legato al ciclo del parassita
che ha come ospiti definitivi alcuni mammiferi
marini (foche, delfini, ecc…), anche quest’anno i
pescatori, i commercianti, le autorità di controllo
ed i cittadini potranno trovarsi di fronte al
problema che, se conosciuto, può essere facilmente
gestito senza particolari rinunce culinarie.
Consumare il
pesce infestato crudo o poco cotto potrebbe portare a problemi a
livello intestinale. Pur essendo rari i casi segnalati in Italia,
grazie anche a controlli veterinari molto accurati e capillari, è
opportuno, per avere le massime garanzie, seguire alcuni consigli
pratici. |
Anisakis simplex, Anisakis physeteris,
Anisakis ziphidarum, Pseudoterranova spp,
Phocascaris spp, Hysterothylacium spp, Contracaecum
spp, sono nematodi (vermi dalla sezione circolare)
appartenenti alla famiglia Anisakidae, che si
trovano nell’intestino di pesci e mammiferi marini.
Generalmente vengono conosciuti con il nome generico
di Anisakis. Gli adulti di Anisakis si trovano nella
cavità celomatica dei pesci (area del pesce dove
sono contenuti i visceri che vengono asportati per
il consumo).
Il pericolo è costituito dalla possibilità che dopo
la pesca a causa di una eviscerazione tardiva o di
una infestazione massiva, i parassiti possano
migrare nelle carni del pesce. Possono essere visti
con un osservazione accurata ad occhio nudo, essendo
lunghi a seconda delle specie da 1 a 2 cm, molto
sottili, tanto da ricordare i capelli di colore
bianco lattescente con l’eccezione delle larve di
Pseudoterranova spp. che arrivano a 3 cm e hanno un
colore rosato.
Quali sintomi possono manifestarsi
dal consumo di pesce infestato da Anisakis? |
L’uomo è un ospite accidentale di
questo parassita, che generalmente muore nel nostro
apparato digerente senza poter completare il ciclo
vitale. L'infestazione da Anisakis può talvolta
causare alcuni problemi gastroenterici come dolori
addominali, diarrea, nausea, vomito e, in casi
particolarmente gravi, perforazioni dell'intestino e
dello stomaco (larva migrans viscerale). La
sintomatologia compare in genere dopo qualche giorno
dal consumo del pesce infestato.
Questa patologia è stata descritta in diversi Paesi,
tra cui l’Italia, dove il problema potrebbe essere
sottostimato, ma è più comune in Giappone a causa
dell’abitudine di consumare molto pesce crudo.
Diverse epidemie si sono verificate anche nei paesi
nordici per il consumo di aringhe affumicate che per
il tipo di trattamento subito, non in grado di
inattivare le larve, sono considerate un alimento a
rischio.
Allergia all’Anisakis,
un problema forse sottovalutato |
Da alcuni anni, Anisakis simplex è
stato riconosciuto anche come possibile causa di
allergia. I soggetti sensibili possono avere
reazioni allergiche non solo ingerendo il pesce
infetto ma anche manipolandolo o respirando
allergeni diffusi nell’aria. Si tratta di un rischio
prevalentemente legato alla lavorazione del pesce
(malattia professionale che riguarda i lavoratori
nel settore della trasformazione dei prodotti
ittici). Sono state osservate in questi casi
reazioni che vanno dall’orticaria, alla rinite o
congiuntivite, all’asma, allo shock anafilattico.
L’allergia all’Anisakis viene studiata solo da una
decina di anni e data la diffusione di questi
parassiti potrebbe essere sottostimata. Alcuni
autori ipotizzano che sia la causa di alcune
manifestazioni patologiche finora considerate
genericamente e semplicisticamente come “allergia al
pesce”. A differenza dell'infestazione (descritta
sopra), l'allergia all'Anisakis compare
immediatamente dopo aver
consumato il pesce contaminato o esserne venuti a
contatto.
Quali pesci lo possono contenere? |
Quasi tutti i pesci possono contenere
Anisakis, ma esso è più diffuso in aringhe, sgombri,
merluzzi, acciughe, pesce sciabola. Nel 2004 in
Italia ci sono state 41 segnalazioni da parte degli
uffici veterinari di pesce infestato da Anisakis.
Questi casi riguardavano pesce (soprattutto rana
pescatrice e sgombro) importato da Regno Unito e
Paesi Scandinavi.
L’aumento del numero dei mammiferi
marini legato alle misure di protezione di queste
specie adottate negli ultimi anni e la loro capacità
di spostamento, facilita la diffusione dell’Anisakis
in tutti i mari I danni economici sono rilevanti a
causa delle grandi quantità di pesce sequestrato
ogni anno; questo problema ha indotto alcune
comunità di pescatori a richiedere la messa in atto
di misure idonee alla diminuzione delle popolazioni
di mammiferi marini.
Ma questi rimedi drastici, oltre ad essere
estremamente impopolari, sono improponibili e quindi
la diffusione di Anisakis potrebbe crescere nei
prossimi anni, anche in seguito alla maggiore
protezione della fauna marina, un tema molto sentito
da tutti i cittadini.
Posso consumare il pesce crudo
tranquillamente? |
Sulla base della normativa in vigore
sino al 31 dicembre 2005, tutte le partite di pesce
destinate al consumo umano dovevano essere
ispezionate dai medici veterinari per verificare la
presenza di parassiti. Il controllo veniva
effettuato a campione su un numero significativo di
pesci. Dal 1°gennaio 2006 tali controlli sono stati
delegati agli operatori commerciali chiamati a
verificare nell’ambito dei propri programmi di
autocontrollo la presenza di parassiti. Nel caso
venga riscontrata la presenza di larve di Anisakis,
la partita deve essere esclusa dal consumo umano e
sottoposta a successive valutazioni per l’invio alla
distruzione o a trattamenti in grado di rendere
sicuro il prodotto. Trattandosi di un controllo a
campione e dell'’esigenza di conciliare, da parte
dei produttori, le esigenze commerciali con quelle
sanitarie, è possibile che possa esserci un
incremento di partite con soggetti infestati
presenti sul mercato.
E’ per questo che il consumatore deve conoscere ed
adottare alcune semplici precauzioni con cui
garantire la sicurezza del pesce che desidera
consumare crudo:
-
eviscerare prontamente il pesce
acquistato, nel caso di specie che per
caratteristiche intrinseche vengono venduti
ancora con il pacchetto intestinale (es.
acciughe, triglie), lavarlo accuratamente e
conservarlo in frigorifero per garantirne
comunque una conservazione ottimale;
-
Controllare che non ci
siano parassiti quando si pulisce il pesce: i
parassiti sono più facilmente evidenziabili
mantenendo il pesce per mezz’ora a temperatura
ambiente;
-
Se si desidera preparare piatti a
base di pesce crudo o poco cotto (es. acciughe
marinate o sushi) è necessario congelarlo per
almeno 24 ore prima di prepararlo in quanto né
il limone né l’acetoimpiegati per la marinatura
sono in grado di inattivare la larva.
I cuochi dei ristoranti sono tenuti
ad adottare le buone pratiche igieniche per evitare
questo tipo di rischio.
Inoltre in Italia è comunque in vigore un ordinanza
del 1992 (in quel periodo furono ritrovate molte
larve di Anisakis in alici, sardine, merluzzi,
triglie, sgombri e pesci sciabola) che vieta a
ristoranti e punti di ristorazione collettiva di
servire pesce crudo, marinato o affumicato a freddo
a meno che non sia stato precedentemente congelato
(-20°C) per almeno 24 ore (Ordinanza Ministeriale
del 12/05/1992 Misure urgenti per la prevenzione
delle parassitosi da Anisakis).
Il regolamento CE n. 853/04 ha esteso l’obbligo di
tale pratica a tutti i prodotti ittici destinati ad
essere consumati crudi o sottoposti a trattamenti di
marinatura o salatura non in grado di inattivare le
larve.
E se pulendo il
pesce a casa trovo Anisakis? |
Non è necessario allarmarsi.
Anisakis nella maggior parte
dei casi si trova solo nella cavità
celomatica del pesce (quando si pulisce il
pesce fresco la larva, seppur nella maggior
parte dei casi molto sottile, è visibile ad
una esame accurato nei visceri). In molti
casi è quindi sufficiente pulirlo bene
eliminando completamente le interiora e
lavarlo. La cottura è in grado di uccidere
le larve eventualmente presenti nelle carni.
E’ possibile consumarlo anche
crudo con le massime garanzie di sicurezza,
congelandolo per almeno 24 ore.
Nel caso in cui si ritenga di non consumare
il prodotto sarà possibile restituirlo al
venditore chiedendone il rimborso o la
|
|
sostituzione
oppure consegnarlo ai servizi veterinari
delle ASL unitamente allo scontrino di
acquisto. |
Dati aggiornati al 02 aprile 2010 -
www.ceirsa.org
Centro interdipartimentale di ricerca e di
documentazione per la sicurezza alimentare
|