«I parchi nazionali e le aree marine protette costano agli italiani quanto un caffè all'anno, ma la manovra finanziaria approvata dal governo e in discussione al parlamento prevede la riduzione dei costi addirittura del 50%», a lanciare nuovamente l'allarme sino 394 associazione nazionale dipendenti aree protette, Aidap associazine italiana direttori e funzionari aree protette, Aigap associazione italiana guardaparco, Cts, Istituto Pangea, FaiI , Federparchi, Italia Nostra, Lipu, Legambiente, Marevivo, Unione per i parchi e la natura d'Italia, Wwf che hanno consegnato le proposte di emendamento alla Commissione bilancio del Senato, per chiedere di modificare il decreto e perché ci sia un futuro della conservazione della natura in Italia.
Secondo i calcoli delle associazioni «La riduzione stimata dei costi non è superiore a 20 milioni di euro all'anno, a fronte della paralisi, del blocco e quindi della chiusura degli enti parco nazionali e dei consorzi di gestione delle aree marine protette. Riducendo lo stanziamento ordinario annuale del 50%, infatti, si andrebbe molto al di sotto delle spese accertate necessarie per la quotidiana sopravvivenza. Risultato? Fine dei controlli ambientali, fine della prevenzione anti bracconaggio, fine del monitoraggio continuo di biodiversità e dissesto idrogeologico, fine della tutela delle principali sorgenti su Alpi ed Appennini, fine della accorta gestione di fiumi e paludi, montagne e pianure, colline e foreste, per non parlare dello straordinario patrimonio marino e di beni culturali ricompresi nei gioielli naturali del Paese».
Quella che viene presentata come una riorganizzazione, una ristrutturazione, una semplificazione per le associazione è «semplicemente di una morte annunciata per anoressia». Le domande che fanno alla politica e al ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo sono diverse e tutte preoccupanti: «Qual è il progetto del governo per i parchi? Quale il loro ruolo in un auspicato quadro di riordino e riforma degli enti pubblici? Quale la ricetta per aumentare la loro efficacia, la loro già notevole capacità di attrazione di fondi comunitari e di fondazioni bancarie? Non è dato sapere. L'unica certezza è che la manovra finanziaria prevede che entro due mesi dall'approvazione, quindi a fine luglio, il Ministro dell'ambiente debba ridurre del 50% lo stanziamento per i parchi e le riserve dal 2011 e per gli anni futuri».
E alle proposte di autofinanziamento, magari riservando ai suoper-panfili dei Vip il mare proibito di Montecristo, le associazioni rispondono che «Anche nel migliore modello gestionale del mondo, quello Usa, i parchi non si autofinanziano completamente, così come i migliori musei del mondo. Allora perché questo dovrebbe avvenire in Italia? Chiediamo che gli enti gestori delle aree naturali protette, di cui alla legge n. 394/91, siano esentati dalle misure della finanziaria e che si discuta in Parlamento per approfondire la realtà della natura gestita in Italia (oasi, riserve, parchi, aree marine) al fine di cogliere i lati positivi ed innovativi di una gestione spesso creativa e capace, oltre che esaminare i non pochi problemi presenti ed individuarne la cura. Sarebbe davvero incredibile che un Paese culla di civiltà, culture e natura come l'Italia dovesse sciogliere i propri parchi nazionali e le altre aree protette alle soglie del suo 150° anniversario di fondazione e proprio nell'anno internazionale per la biodiversità».
Sarebbe incredibile per un altro qualsiasi Paese europeo ed avanzato, dove l'unica cosa che non si "taglia", è la protezione dell'ambiente, ma a quanto pare non in Italia. (greenreport.it)
PS: il neonato
Parco Marino del Piceno non ha ancora fatto nemmeno
i primi passi e rischia già di morire. Eppure tanti
sono i segnali che ci inducono a considerare
l'ecologia materia "sociale" di assoluta priorità.
Forse non è ancora abbastanza (!) ... (RG) |