MILANO - Il telefonino si è rotto. Dove si butta? E qual è il sacco giusto per le macchinine radiocomandate, per l'Ipod e per la lampadina ad alta efficienza? Forse il sacco «resto», quello dei rifiuti non riciclabili? Risposta sbagliata. Il posto giusto per la spazzatura elettronica, cioè i rifiuti da apparecchiature elettriche e elettroniche, a oggi è solo l'ecocentro comunale. Il 18 giugno, però, un decreto legge cambierà tutto.
«UNO CONTRO UNO» – Gli addetti ai lavori hanno soprannominato così il decreto ministeriale numero 65 del 2010, che stabilisce le novità sia per i clienti che per i venditori dei negozi di elettronica. Dal 18 giugno, chi dovrà cambiare il televisore (oppure il frigorifero, la lavastoviglie, il cellulare, il ferro da stiro, il dvd, e decine di altri prodotti elencati a questo link) non dovrà più portarli a proprie spese all'isola ecologica. La vecchia tv sarà ritirata gratuitamente dal negozio dove si acquisterà quella nuova. Quello che fino a oggi era un servizio offerto a pagamento diventa per legge un obbligo per i negozianti, perfino per chi vende online. La spazzatura elettronica sarà poi consegnata ai consorzi di riciclo, che l'anno scorso hanno raccolto 193milioni di rifiuti elettrici. L'entrata in vigore del decreto «Uno contro uno» permetterà di recuperare anche i materiali degli apparecchi della «piccola elettronica», che finora sfuggivano alla raccolta differenziata, finendo quasi sempre per essere buttati nel sacco resto. Dei 193 milioni di rifiuti ritirati, infatti, solo 30 milioni 662 mila sono piccoli apparecchi. La parte del leone la fanno lavatrici, frigoriferi e tv, che insieme raggiungono i 160 milioni di pezzi. Fanalino di coda le lampadine a alto rendimento: l'anno scorso ne sono state raccolte solo 652 mila, eppure, essendo apparecchi che utilizzano il mercurio, metallo molto pericoloso sia per l'ambiente che per la salute umana, è fondamentale che siano portate agli ecocentri, oppure consegnate ai negozi, come appunto prevede il decreto.
LA TV DIVENTA UNA PIASTRELLA – Quello del televisore è forse il caso più virtuoso nell'ambito del riciclo della spazzatura elettronica in Italia. Nel 2009 sono stati venduti circa 7 milioni di televisori, per un totale di circa 80 mila tonnellate di apparecchi. I consorzi di riciclo ne hanno ritirato il 78 per cento, vale a dire che su 100 chili venduti, 78 sono stati recuperati. Un ottimo risultato, che addirittura anticipa il target europeo da raggiungere entro il 2016, che fissa la percentuale al 65 per cento. «Nel 2009 un'azienda di Bologna, il Gruppo Concorde ha realizzato una linea di piastrelle utilizzando il vetro estratto dai vecchi televisori e riuscendo così anche a ottenere un finanziamento dall'Unione Europea» spiega Danilo Bonato, direttore del sistema collettivo «Re.media». Il vetro in questo caso ha sostituito in parte l'impasto del «feld spato», argilla ottenuta tramite escavazioni.
ORO NEL TELEFONINO – Dall'eccellenza alla nicchia: su 100 chili di piccoli rifiuti meno del 10 per cento viene recuperato. Eppure, i cellulari, i notebook e mille altri piccoli prodotti offrono nuovi scenari nella potenzialità del riciclo. Questi apparecchi contengono metalli preziosi, come oro, argento, platino, palladio. Uno studio dell'Istituto per le tecnologie ambientali di Berlino, presentato giovedì all'Ecoforum Raee organizzato dal Consorzio Ecoqual’It, da Tecnoimprese e dalla rivista Ecofocus, rivela che con la tecnologia odierna i tre quarti della quantità di oro e palladio potenzialmente recuperabili finiscono per essere buttati via, persi nei filtri, oppure mischiati ad altri metalli perché i magneti che li estraggono non distinguono, ad esempio, tra oro e ferro. Riuscire a estrarre oro e platino permetterebbe un guadagno di 770 euro a tonnellata di rifiuti. Per farlo occorre affinare le tecnologie di riciclo, usando non dei robot ma operai super specializzati. «Per un “sorting” così preciso forse l'automazione estremizzata non è la risposta giusta» spiega Bonato.
LAMPADINE, EFFICIENTI MA PERICOLOSE– Il mondo dell'illuminazione sta cambiando. La lampadina inventata da Edison, quella col filamento, entro il 2016 sarà fuori commercio. Oggi si va verso il massiccio utilizzo delle lampadine a alta efficienza, l'80 per cento delle quali viene prodotto in Cina. Efficienti lo sono senza dubbio, dato che consumano un quinto rispetto a quelle tradizionali. Tuttavia, contengono mercurio, metallo pericoloso per la salute. Per questo, in caso di rottura dell'involucro, gli esperti consigliano di allontanarsi, di non toccare i pezzi a mani nude e di aerare il locale per circa mezz'ora, dato che il mercurio è un elemento volatile e si diffonde nell'aria. Queste lampadine sono assimilate ai rifiuti elettronici. Quando sono esauste, vanno portate all'ecocentro della propria città, che dovrebbe possedere contenitori adeguati. Oppure, dopo il 18 giugno, potranno essere consegnate ai negozi, acquistandone delle nuove come prevede il decreto «Uno contro uno». «Oggi il riciclo di queste lampadine coinvolge soprattutto il vetro – spiega Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight - Il mercurio estratto viene poi riutilizzato per altri fini, ma non per produrre altre lampadine: servirebbero quantitativi più elevati e concentrazioni adeguate». Il primo obiettivo, tuttavia, sia dell'Unione Europea che dei consorzi di smaltimento, è di evitare la dispersione di mercurio nell'ambiente, in attesa della nuova generazione di lampade, quelle a led, un diodo che produce energia senza bisogno di un metallo pericoloso come il mercurio. (Giovanna Maria Fagnani - corriere.it)
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