UE: acque balneari a rischio in 8 stati e c'e'anche l'Italia

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Venerdì, 11 Giugno 2010

 

BRUXELLES - Bandiere blu svettano sulle spiagge europee, dal Mar Baltico al Mediterraneo, in un'Europa dove le acque continuano ad essere di alta qualita': il 96% dei siti di balneazione sulle coste, e il 90% in riva a fiumi e laghi - in tutto oltre 20.000 siti - rispettano infatti i requisiti minimi di qualita' posti dall'Europa. Dalla mappa sulla qualita' delle acque balneari per il 2009 in Europa, presentata oggi a Bruxelles, emerge pero' che in otto paesi europei bisogna ancora darsi da fare. Tra questi c'e' l'Italia, dove ''56 siti balneari (51 costieri e 5 interni) non erano conformi ai requisiti minimi della direttiva Ue sulla qualita' delle acque''. Le cause sono da ricercare - precisano gli esperti di Bruxelles - o da carenti impianti di depurazione delle acque reflue in quelle aree, o perche' situate sugli estuari dei fiumi, o in zone industriali. Dei 56 siti, registrati nel 2009, otto erano in Liguria (3 in provincia di Imperia e 5 di Genova); uno in provincia di Bolzano: altri 23 in Veneto (3 siti in provincia di Verona, 10 a Chioggia (Venezia), 5 a Porto Tolle e 5 a Rosolina (Rovigo). In Toscana, l'Ue registra un sito a Piombino (Livorno); altri quattro nelle Marche (uno in provincia di Macerata e 3 di Ascoli Piceno) e un altro in provincia dell'Aquila (Abruzzo). Dei restanti 14 siti, 5 sono in Campania (4 in provincia di Napoli e uno di Salerno); sei in Calabria (tutti in provincia di Reggio Calabria) e 3 in provincia di Messina.
Si tratta di bandiere rosse che, va riconosciuto, rappresentano per l'Italia appena l'1% dell'insieme dei siti balneari nazionali il cui numero e' il piu' elevato d'Europa, oltre 5.600. Non solo. L'immagine delle qualita' delle acque in Italia, che emerge dalla mappa europea e' distorta - ammette l'Agenzia europea per l'ambiente che l'ha redatta, ''per il fatto che in Italia la direttiva Ue e' applicata in modo piu' rigido''. In altri termini, in Italia viene monitorata tutta la costa (comprese le aree industriali e portuarie) mentre negli altri Stati membri il monitoraggio interessa solo le spiagge per bagnanti. Inoltre, i divieti italiani di bagnarsi non e' solo legato alla salubrita' (sotto il profilo batteriologico) delle acque, ma anche ai rischi che un bagnante puo' incontrare (dalle correnti forti alla presenza in acqua di vegetazione o alberi). E' anche pr questa ragione che nel 2009 l'Italia ha registrato il numero piu' elevato di siti balneari chiusi: ossia 583 (310 erano sulla costa e 273 sulle acque interne). Nell'Ue, gli altri Stati in cui i criteri minimi sulla qualita' delle acque non sono stati rispettati nel 2009 sono la Francia con 129 siti balneari non in regola (il 3,9% del totale); la Polonia (13,7% di tutti i siti), il Belgio (8,7%), l'Olanda (7,1%), il Regno Unito (2,3%) e la Spagna (0,7%).
Insomma, a poche settimane dal grande esodo estivo il messaggio lanciato dal commissario Ue all'ambiente Janez Potocnik e' chiaro: la grande maggioranza delle coste europee offre acque limpide e salubri, bisogna pero' impegnarci a mantenere i risultati ottenuti e a migliorare ancora''. (Patrizia Lenzarini ANSA)

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