Greenpeace vuole fare la Energy [R]evolution

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Lunedì, 7 Giugno 2010

 

Secondo il terzo rapporto "Energy [R]evolution, una prospettiva sostenibile per l'energia globale" di Greenpeace e dell'European Renewable Energy Council (Erec), entro il 2030 si potrebbero creare «12 milioni di posti di lavoro, di cui 8 e mezzo soltanto nel settore delle fonti rinnovabili. Allo stato attuale, i posti di lavoro in energie rinnovabili sono soltanto 2,4 milioni a fronte di 8,7 del settore energetico a livello mondiale. Invece, attuando Energy [R]evolution, si creerebbero 3,2 milioni di nuovi posti di lavoro, il 33 per cento in più di quelli attuali, sempre nel settore dell'energia. Il mercato globale per le tecnologie rinnovabili, entro il 2030, passerà dagli attuali 100 miliardi di dollari l'anno, a più di 600 miliardi di dollari».

Greenpeace ed Erec presentano un programma che definiscono «dettagliato e pragmatico» che sarebbe in grado di «ridurre le emissioni di CO2, garantendo allo stesso tempo la crescita economica e la salvaguardia dell'ambiente, sostituendo i combustibili fossili con efficienza energetica ed energie rinnovabili. La chiave per rendere Energy [R]evolution una realtà sta nel creare un sistema in cui i costi degli investimenti nel settore siano condivisi in modo equo». Lo studio fa l'esempio dei "Greenhouse Development Rights" che calcolano le quote nazionali di obbligazioni globali di gas serra, basate su una combinazione di responsabilità (contributo ai cambiamenti climatici) e capacità finanziaria.

Lo scenario Energy [R]evolution si basa sull'idea che «Al cuore della rivoluzione energetica pulita vi è una trasformazione del modo in cui l'energia viene prodotta, distribuita e consumata. I cinque principi cardine su cui si basa questa trasformazione sono: rispettare i limiti naturali dell'ambiente; realizzare sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili e di sistemi energetici decentralizzati; abbandonare le fonti energetiche insostenibili e inquinanti; creare maggiore equità nell'utilizzo delle risorse disponibili; disaccoppiare la crescita economica dal consumo di combustibili fossili. Sistemi energetici decentralizzati, dove energia elettrica e calore sono prodotte nei pressi del punto di utilizzo finale, permetteranno di evitare gli attuali sprechi in fase di conversione e distribuzione. Anche nuovi investimenti in reti di trasmissione "intelligenti" (smart grids) saranno essenziali per garantire alle fonti rinnovabili la massima penetrazione».

Il rapporto delinea tre diversi scenari di sviluppo del sistema energetico mondiale da qui al 2050: uno scenario "Reference" di riferimento, uno scenario "Energy [R]evolution" con l'obiettivo di ridurre le emissioni globali di gas serra del 50% al 2050, e uno scenario "Energy [R]evolution avanzato" che prevede che le emissioni mondiali di CO2 raggiungano il picco nel 2015 per poi cominciare a scendere. Nel 2050 le emissioni di CO2 dovrebbero diminuire dell'80% rispetto ai livelli del 1990 «se l'approvvigionamento energetico sarà basato esclusivamente su fonti "pulite". Entro il 2050, circa il 95% dell'elettricità potrebbe essere prodotta da fonti energetiche rinnovabili».

Il direttore esecutivo di Greenpeace, Giuseppe Onufrio, spiega che «Il nostro scenario di Rivoluzione Energetica mostra come si possono eliminare i costi imprevedibili dei combustibili fossili, comprese le distruzioni ambientali legate all'estrazione mineraria e alla esplorazione petrolifera cui sono associati rischi come l'ultima catastrofe causata da BP nel Golfo del Messico. Il rapporto Energy [R]evolution 2010 delinea i percorsi possibili per raggiungere il 100% di energie rinnovabili. Non ci sono ostacoli tecnologici, mentre sono evidenti i vantaggi dal punto di vista ambientale e dei posti di lavoro. Gli ostacoli sono invece di tipo politico. Anche in Italia assistiamo al tentativo miope del governo di bloccare , nella proposta della legge Finanziaria, quegli strumenti e incentivi che hanno permesso solo negli ultimissimi anni il decollo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese. Chiediamo al governo di rinsavire cancellando la norma che elimina il ritiro obbligatorio dei certificati verdi e di rifinanziare gli incentivi fiscali del 55% su efficienza e rinnovabili nell'edilizia». (greenreport.it)

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