San Benedetto del Tronto - L'attuale piano della costa (vigente) inserisce una limitazione che, anche in considerazione degli attuali fenomeni erosivi, appare addirittura sottodimensionata. Ovvero, stabilisce che non si possa superare il 40% di profondità della spiaggia per inserire attrezzature diverse da quelle necessarie alla balneazione (quindi ristoranti, gazebo, tetti suono eccetera). Questo per garantire una cosa semplice: ovvero che il 60% della spiaggia sia dedicato alla balneazione. Sorgono però già adesso alcuni problemi.
Questo 40% viene calcolato sulla dimensione massima della lunghezza della superficie demaniale ceduta in concessione, che ovviamente non tiene conto delle mareggiate stagionali o della normale fluttuazione della battigia (che infatti, in questi giorni si è avvicinata moltissimo agli stabilimenti, fin quasi a lambirli). Quello che in condizioni "teoriche" è il 40%, in pratica diventa il 50, il 60, a volte il 70%. Aggiungere un ulteriore 10% a questo 40% significa, in soldoni, rinunciare definitivamente alla possibilità di offrire un servizio balneare di qualità anche minima, favorendo invece la conversione della spiaggia a suolo sfruttabile per attività estranee, come quelle menzionate. Si tratta di una proposta di modifica senza capo nè coda, tecnicamente mal scritta e politicamente irricevibile, fatta proprio mentre si dovrebbe ragionare invece dell'arretramento delle strutture a causa dell'erosione. Una proposta di una gravità sconcertante, anche perchè viene da due parti politiche teoricamente opposte che invece si ritrovano, come ben scritto da Oliver, attorno a un interesse elettorale e, nella fattispecie, personale di un candidato. Chissà che ne pensano i cittadini che hanno visto PD e PDL contrapposti sul piano di spiaggia e vedono adesso i loro consiglieri regionali tentare di modificare il piano della costa che si applica a 200 km di costa per fare un favore a 4 concessionari sambenedettesi (perchè gli altri 110 a quella modifica sono disinteressati, anzi, la vedono con avversione).
Mi limito a far presente che se in consiglio comunale un solo consigliere di maggioranza si fosse alzato e avesse detto, documenti alla mano, "effettivamente la regione vieta alcune parti del piano di spiaggia così come attestato dagli atti; stralciamole subito e acceleriamo l'approvazione, magari in attesa di una revisione regionale del piano della costa", oggi il piano di spiaggia sarebbe già definitivamente approvato dalla regione e dal consiglio comunale. Come al solito questa amministrazione si tappa occhi ed orecchie dando fiducia cieca alle vuote parole del suo leader e ne paga le conseguenze, insieme alla città. Spero che i concessionari ne traggano le conclusioni che dovrebbero seguire; anche quelli che erano troppo distratti a chiedere più metri da coprire per rendersi conto che la spiaggia non c'era più. (Daniele Primavera)
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