Punteruolo, Confindustria e i suoi assi per batterlo

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Martedì, 12 Gennaio 2010

 

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Si è tenuto nella mattinata di lunedì 11 gennaio l'incontro presso la sede di Confindustria di San Benedetto sul punteruolo rosso. Il tavolo di lavoro, attivo da un paio di mesi, vede la partecipazione dei Comuni colpiti, Cupra Marittima, Grottammare e San Benedetto, dell'Assam, di Asteria, di diversi tecnici specializzati e interessati. L'incontro è stato l'occasione per portare un aggiornamento sulla situazione locale, relativamente alla diffusione del coleottero che affligge anche le coste del Piceno e sulle azioni di contrasto attuate o in esame.

«L'obiettivo - ha affermato il Presidente di Confindustria Ascoli Piceno, Bruno Bucciarelli - è quello di trovare le sinergie necessarie fra tutte le persone che si occupano dell'argomento, dagli Enti pubblici come i Comuni, alle aziende fino ad arrivare anche ai privati cittadini, facendo da collante e mettendo assieme tutte le esperienze».

Le riunioni procedono già da un paio di mesi, con incontri settimanali - il lunedì presso la sede sambenedettese di Confindustria, appunto - alla quale partecipano oltre al presidente Bucciarelli anche il referente scientifico Gianluca Lelii, l'ingegner Marco Luciani e l'agronoma Elisa Mauro.

Oltre le tecniche già utilizzate nel territorio, fra Cupra Marittima, Grottammare e San Benedetto, sono anche altre le tecniche al vaglio, come l'ultilizzo di una termocamera di ultima generazione ed un "naso elettronico" in grado di identificare l'odore del coleottero con maggior tempismo nelle palme infette, il tutto integrato con metodi che utilizzano batteri e virus.

«La percezione - continua Bucciarelli - è che i tavoli presenti siano già a buon punto, c'è una buona conoscenza del problema, ci si integra e si dialoga anche con le esperienze fuori Regione. Ci piacerebbe riuscire a trovare la soluzione ottimale per diventare un punto specializzato, una squadra in grado di portare il supporto tecnico necessario anche in altre zone, dando così anche un'opportunità di lavoro nella nostra zona, partendo ovviamente dalla diagnostica».

Attualmente, spiegano i tecnici Assam, da settembre 2007 nella Riviera delle Palme sono state individuate circa 460 palme infette da punteruolo rosso, e ne sono state abbattute circa 70, sempre su tutto il territorio della Riviera. Il resto delle palme sono in cura, con diversi metodi che, di media, hanno dato risultati positivi che variano dal 60% all'80%.

Non molto efficace è, secondo il tavolo, il metodo della cattura massale: a Grottammare, come spiega la dottoressa Elisa Mauro, è stato attuato su alcune palme del lungomare non infette, palme che sono state successivamente infettate per il richiamo della trappola ai ferormoni. Il metodo, oltretutto, ha permesso la cattura di solo un animale su 10/15 esemplari. Diversa è stata l'esperienza palermitana che, grazie alla cattura massale, è riuscita a catturare circa 3 mila esemplari ma, probabilmente, solo perchè il numero totale dei coleotteri è molto più elevato rispetto alla nostra zona. Altro problema della cattura massale, come spiegano i tecnici dell'Assam, è quello di dover lasciare senza prevenzione chimica o naturale le palme, con il rischio che possano infettare anche quelle sane.

Diverse sono le opzioni utilizzate nel resto di Italia e del mondo, alcune delle quali verrano probabilmente adottate in via sperimentale. I problemi fondamentali attualmente sembrano essere tre: il primo, come era già stato detto nell'ultima conferenza a Grottammare, è quello delle piante infettate che si trovano su aree private. Spesso non viene posta l'attenzione adeguata, anche per problemi di comunicazione, o per timore dei costi. Su questo punto è intervenuto Sandro Bozzetti di Spazio verde, proponendo di attuare un protocollo fra pubblico e privato che permetta con maggior facilità e costi minori l'attuazione delle cure attraverso una convenzione.

Il secondo problema è quello di trovare una via di prevenzione efficace per le palme sane. Per quanto riguarda questo ultimo punto, nel particolare, Dante Di Bartolomei, dell'istituto pubblico di ricerca Asteria, ha chiesto la possibilità di lavorare a livello territoriale, senza distinguere fra pubblico e privato, richiedendo un'area dove sperimentare fisicamente tecniche nuove di prevenzione.

Altro problema fondamentale è stato tirato in causa dall'assessore all'ambiente di San Benedetto Paolo Canducci: «Occorrono fondi per permettere tutte queste sperimentazioni fra prevenzione e cure, la Regione Marche e la Provincia debbono intervenire in maniera consistente in tal senso, perché attualmente la maggior parte dei fondi sono stati elargiti dai Comuni. Occorre anche - conclude - ripensare la progettazione e prevedere nella riqualificazione degli spazi il non utilizzo della monocoltura, che attualmente rischia di mettere in serio pericolo il nostro turismo».

Diverse sono le esperienze scaturite dall'incontro, da quelle italiane di Palermo a quelle estere dell'India o dell'Egitto fra le altre, come diverse sono le sperimentazioni in atto anche se allo stato delle cose non sembra ancora esistere la soluzione ottimale in grado di risolvere il problema al 100%.

Il 22 ed il 23 gennaio gli Enti saranno presenti al convegno nazionale che si terrà a Sanremo, proprio sul punteruolo rosso. Tutta l'esperienza che ne verrà fuori, assieme a quella degli incontri del lunedì presso la Confindustria e a quella dei Comuni, sfocerà in un Convegno piceno al quale parteciperanno esperti esterni e tecnici interni al territorio, convegno che presumibilmente si terrà fra la fine di febbraio e gli inizi di marzo. (Annalisa Cameli - Sambenedettoggi.it)

PS: Il problema ha un andamento di crescita esponenziale: un adulto depone un minimo di 200 uova due volte all'anno, delle quali 30 o 40 si trasformano in larve. La larva mangia la pianta dall'interno per 90 giorni, sino a quando non arriva al cuore: a quel punto la palma è morta. Ritengo assolutamente fondamentale acquisire conoscenze da coloro che si stanno confrontando con il problema da molto più tempo di noi. L'esperienza, purtroppo, mostra che l'unico modo attualmente disponibile per controllare la diffusione dell'animale è l'abbattimento e seguente distruzione della palma. Crediamo veramente che i sindaci di tante città italiane abbiano deciso a cuor leggero di far abbattere le loro palme?
Invito alla massima attenzione perché un comprensibile ma eccessivo accanimento terapeutico, può generare un effetto a catena che attualmente è inarrestabile.

Per la cronaca: esiste già un Centro studi e Ricerche delle Palme diretto dal Dott. Claudio Littardi ed è a Sanremo. La cosa che mi sconvolge maggiormente è che ad oggi non esiste un rapporto di collaborazione con questa realtà GIA' ESISTENTE da tempo. Tant'è vero che qualche anno fa il Dott. Littardi fece, per così, dire un tour nazionale informativo e venne anche a Grottammare. In quell'occasione espose il grave problema che aveva già colpito molte località italiane. Le sue opinioni, frutto d’esperienza e osservazione scientifica, sono chiare in proposito. Chi parteciperà al sopracitato convegno Nazionale, organizzato dal Centro studi e Ricerche delle Palme di Sanremo, avrà sicuramente la possibilità di ascoltarle nuovamente dato che, purtroppo e a ragione, continuano ad essere le stesse da molto tempo. (Riego Gambini)

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