Siamo ancora accerchiati dal micidiale Ddt, l'insetticida che nella stragrande maggioranza dei paesi e' stato messo fuori legge per i suoi effetti tossici fin dagli anni ' 70. Lo rivela lo studio di due scienziati tedeschi di cui riferisce il sito della rivista Nature. Sul banco degli imputati questa volta sono gli oceani: e' da essi che parte incessantemente il ciclo che riporta la molecola di dichlorodiphenyltrichloroethane nell'aria e poi, attraverso la pioggia, di nuovo in mare, con un progressivo aumento della concentrazione nell'acque fredde dell'emisfero nord, con sensibili danni per la fauna marina e alcuni uccelli. Si calcola che dagli anni '40 agli anni'70 siano stati dispersi circa 1,5 milioni di tonnellate di questo insetticida, usato sia come pesticida in agricoltura sia per combattere alcuni malattie diffuse dagli insetti, malaria in testa. Irene Stemmler e Gerhard Lammel dell'istituto Max Planck di Magonza hanno fatto una serie di simulazioni al computer e ne hanno dedotto che dobbiamo rassegnarci a convivere col Ddt. Sia perche' alcuni paesi, specie per ragioni sanitarie, ne fanno ancora uso, sia perche' vanno considerati il deterioramento dei barili di stockaggio e la presenza di Ddt, sia pure in minima quantita', ancora in molti insetticidi di uso comune. Ma il problema principale e' dato dagli oceani, che rilasciano incessantemente cio' che e' stato riversato in essi. Il processo non sara' eterno. Anche il Ddt finira' col sedimentare sui fondali marini e una parte verra' distrutta nell'atmosfera dalla luce solare. Ci sono poi microrganismi che ne distruggono la molecola. Ma la natura, si sa, non ha fretta; i suoi tempi non sono quelli dell'uomo. (ANSA)
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