ROMA. Secondo il rapporto di Greenpeace "Uranium mines in Niger, radioactivity in the streets of Akokan", la compagnia nucleare francese Areva, la stessa alla quale il governo italiano si vorrebbe affidare per assicurare il nostro "rinascimento nucleare" nazionale, «Ha ammesso oggi di aver contaminato in modo inaccettabile il villaggio di Akokan nel Niger. Questo villaggio, infatti, sorge presso due miniere di uranio che sono gestite da affiliate di Areva».
La vicenda di Akokan ha radici lontane che si intrecciano anche con la rivolta Tuareg e la svolta autoritaria del regime del Niger: già nel 2003 erano state denunciate contaminazioni nucleari nell'area, nel 2007 i livelli di radioattività nel villaggio erano arrivati fino a cento volte oltre il livello di fondo. Sotto pressione del movimento antinucleare francese e di Greenpeace, nel 2008 Areva assicurò di aver bonificato miracolosamente la zona, il tutto sotto il controllo delle autorità locali, più preoccupate di tenere a bada la rivolta armata nel nord e l'opposizione che della salute degli abitanti. Nel novembre 2009 una spedizione di Greenpeace, in collaborazione con la Commission de recherche et d'information indépendantes sur la radioactivité (Criirad) e la rete di associazioni locali Rotab, ha visitato, sotto stretta sorveglianza delle autorità di Niamey, le miniere ed i villaggi vicini.
Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace, spiega che «Ad Akokan sono stati rilevati livelli di contaminazione fino a cinquecento volte oltre il livello di fondo, anche negli stessi punti che Areva sosteneva di aver bonificato. Ovviamente, non possiamo fidarci di Areva, né nel Niger né in Italia: quali garanzie possono dare con questo approccio fantasioso alla sicurezza nucleare?».
Secondo Greenpeace «La contaminazione per le strade di Akokan, e presumibilmente in altre zone del circondario, è causata dalla folle idea di Areva di "riciclare" gli scarti delle miniere di uranio per la costruzione delle strade: un modo comodo e poco costoso per smaltire scorie radioattive. Ai livelli di radioattività rilevati da Greenpeace basta stare fermi un'ora al giorno in queste strade per assorbire il massimo della dose annua ammessa dalla Commissione internazionale per la radioprotezione (International Commission on Radiological Protection, Icrp). Adesso Areva ha ricominciato a pulire i siti indicati da Greenpeace ma ovviamente l'affidabilità dei padroni del nucleare francese è ai minimi storici: quelle strade erano state già bonificate due anni fa, e con tanto di conferma del Niger Department of Mines (Ministero delle Miniere del Niger)».
Per Giannì «Solo una valutazione dello stato dell'ambiente della zona colpita che sia estesa, trasparente ed indipendente potrà mettere al sicuro le popolazioni del Niger dalla radioattività. E solo la chiusura del capitolo ‘nucleare' potrà metterci tutti al sicuro dalla follia di chi continua a fare soldi sulla nostra pelle». (greenreport.it)
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