"Alcuni di questi vulcani superano l'altezza del monte Everest" ha spiegato Hubert Staudigel, della Scripps Institution of Oceanography. Per fortuna non tutti i vulcani sono in attività, anzi la maggior parte è addormentata se non addirittura spenta. Ma la loro natura geologica è importante per capire come si sviluppino le quantità di magma che provengono dal mantello terrestre e che in parte arrivano in superficie.
Per studiare i fondali marini, gli scienziati hanno utilizzato navi oceanografiche dotate di ecoscandaglio. I dati sono poi stati trasmessi ai satelliti che hanno rilevato vulcani sottomarini alti più di 1.500 metri. Ne sono stati trovati almeno 13mila.
La maggior parte si trova vicino alle "dorsali oceaniche", le fratture lunghe 40mila chilometri che s'incontrano in mezzo agli oceani e che separano due zolle contigue, oppure lungo la cosiddetta "Cordigliera di fuoco". Altri ancora, come alle Hawaii, si trovano su grosse risalite di magma che addirittura fuoriescono dal mare. Alcuni di questi si elevano dai fondali per oltre 11mila metri.
L'interesse verso i vulcani sottomarini non è solo di natura geologica e scientifica. Queste montagne sommerse sono importanti anche per le quantità di materiali depositate sulle loro pendici. Si tratta di ingenti quantità di ferro e manganese, solfuri e solfati, fosfati e altri elementi economicamente sfruttabili. Alcuni sono molto rari sulla Terra, come ad esempio il cobalto, il tungsteno, il molibdeno, il platino, il titanio e il torio. Tutti materiali utilizzati nei pannelli fotovoltaici, nelle batterie elettriche, nei reattori nucleari e nella produzione di leghe. Anche per questo serviva un censimento generalizzato. (scienze.tv)
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