Carnevale e architettura

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Martedì, 16 Febbraio 2010

 

San Benedetto del Tronto - Perché ad Offida Ascoli Venezia (per es.) il Carnevale funziona e a San Benedetto (per es.) no?

Perché Offida Ascoli Venezia sono belle, antiche, architettonicamente pregevoli o almeno dignitose, mentre San Benedetto è brutta, non ha storia architettonica, ha distrutto il proprio flebile patrimonio storico e costruisce male il nuovo. Gli abitanti ne soffrono.

Basta osservarci alle sfilate dei carri: come reduci da un funerale, immobili, seri, pensierosi, silenziosi, infreddoliti. Gli stessi carri allegorici [a parte il numero, come se un numero “alto” fosse indice di successo e divertimento, ma chi è vanitoso così pensa] appaiono una forzatura: disperata, artificiosa, gonfia, roboante, costosa. Ma quali allegorie. Non fanno ridere. Assordano, affumicano, e basta. Partecipazione zero. Sporcizia. Si salva qualche gruppo (senza carro) che in genere però viene dal “contado”. Noi “della città” dobbiamo fare i carri, altrimenti perdiamo prestigio.

Se mai lo è stato, il Carnevale sambenedettese era “grande” quando l’architettura era “grande”. Oddio grande, discreta. Basta guardare le vecchie foto.

Ma il Carnevale funziona se la gente funziona. E la gente funziona se l’architettura del luogo in cui vive l’aiuta. E l’aiuta, almeno a divertirsi, se è bella o almeno non è brutta.

Così io penso che l’atmosfera dei nostri tetri carnevali rispecchi la martoriata architettura in cui viviamo. Quest’anno anche le palme dai pensieri suicidi sono più abbattute del solito. Per quanto la stampa s’affanni a inzeppare di “issimi” prose sempre uguali su “Re carnevale” (sic), che si tratti di pensionande penne o di piccole-giornaliste-crescono coi loro temini da terza elementare.

In attesa di ricostruirci un ambiente almeno accettabile (ci credo poco, ma comunque, in attesa), non sarebbe meglio scendere dall’abusivo piedistallo, rinunciare, diciamo per dieci anni, ai cupi carri e, senza far troppa strada, puntare tutti a Offida e Ascoli?

Ci divertiremmo con niente, ci rifaremmo gli occhi a guardare anche distrattamente un po’ di bella architettura e di storia, impareremmo qualcosa. Senza invidia. Con orgoglio. Con partecipazione. Quanto ci farebbe bene. (PIer Giorgio Camamioni)

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