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Le colline di Acquaviva e Monteprandone erano famose per i loro vini bianchi e rossi. Le ordinate vigne facevano belle e “pettinate” le colline anche nei giorni di vento. Tullio Pericoli ne disegnava a decine, anche per questo è famoso come le colline e come i vini bianchi e rossi…
E i vini bianchi e rossi, e le colline, e Pericoli piacevano ai turisti, che s’incantavano. Dopo l’ultimo giro per cantine ripartivano coi bagagliai pieni e gli occhi colmi del verde delle colline. Via sobri in autostrada, avrebbero bevuto dopo…
Si sembrava tutti felici e contenti, ma si scoprì che si poteva esserlo di più.
- Un tizio (dal rassicurante nome Pecoraro) riuscì con una furba legge a persuadere i nostri bravi e saggi agricoltori che, togliendo vigna e mettendo pannelli solari, avrebbero fatto soldi con lo Stato.
- Altri tizi (dai nomi poco rassicuranti) inventarono le Bandiere Arancione da vendere ai gonzi Comuni dell’interno, per battere le Bandiere Blu della costa. Adesso, come quaggiù in ogni quartiere sventolano le Bandiere Blu dai campanili, lassù i Comuni collinari fanno a gara per accattarsi le Bandiere Arancione da issare sulle torri.
Oggi, con le colline dai pannelli solari spasi a macchia di leopardo, tutte spelacchiate e più “specchiate”che verdi, coi vigneti radi che fanno meno vino bianco e rosso, e con Tullio Pericoli che dipinge altro, i turisti non s’incantano più per il tipico quieto panorama marchigiano ma girano nervosi con gli occhiali da sole come in spiaggia.
In compenso i contadini vanno mettendo parecchi soldi pubblici in tasca, e i loro eletti gongolano per le Bandiere Arancione (già accattate o da accattare).
In compenso si comincia a produrre vino arancione. Per ottenerlo, di ottima qualità, basta pochissima vigna e pannelli solari di vetro-ferro-alluminio anche fondi di magazzino (come quelli che stanno installando), ma in quantità industriale. Vien fuori vino arancione poco alcolico, da bere anche in macchina, facile da commercializzare e senza concorrenza.
Avevano stufato i vini bianchi e rossi. (Pier Giorgio Camaioni)
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