Via due geni e i pomodori non marciscono

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Martedì, 2 Febbraio 2010

 

Confezionati o da infilare nel sacchetto e pesare, da insalata o per fare la salsa, presto potrebbero arrivare nel reparto ortofrutta del supermercato o negli stand dei mercati rionali i primi pomodori 'a lunga conservazione', che restano freschi e sodi come appena colti per molte settimane: sono i pomodori nati togliendo al Dna della pianta i geni dei due enzimi della maturazione di questo ortaggio.

E' l'ultima modifica genetica con una possibile ricaduta in campo agroalimentare e si deve a Asis Datta del National Institute of Plant Genome Research di Nuova Delhi. I ricercatori indiani hanno identificato i due enzimi principalmente responsabili della maturazione del pomodoro dopo il raccolto, un fenomeno da incubo per i produttori che perdono moltissima merce dopo il raccolto perché matura troppo in fretta e diviene invendibile. Togliendo i geni per questi enzimi, alfa-mannosidasi (alfa-Man) e beta-D-N-acetilesosaminidasi (beta-Hex), i pomodori restano sodi e succosi per 45 giorni contro i 15 circa di un pomodoro standard.

La notizia è riportata sulla rivista dell'Accademia Americana delle Scienze 'PNAS'. Molte perdite in campo ortofrutticolo sono ascrivibili al viaggio dei prodotti dal campo agli scaffali di mercati e supermercati perché nelle varie tappe della filiera, ortaggi e frutta maturano fino spesso a perdere la compattezza che gli è propria divenendo di fatto invendibili: si calcola che il rammollimento dei frutti è responsabile di qualcosa come il 40% della perdita di merce post-raccolto. I pomodori sono particolarmente delicati ed è facile che si si 'ammacchino' da un passaggio all'altro, così spesso quando arrivano a destinazione ordinati nelle cassette, si presentano già troppo rossi e privi di quella compattezza che li rende appetibili al consumatore, ovvero non sono più sodi e sono destinati ad una sonora bocciatura alla 'prova del tatto' dell'acquirente che li sta scegliendo per metterli nel carrello della spesa. Di fatto, giunti a destinazione, i pomodori standard durano qualche giorno e poi il loro aspetto sarà così mal messo che nessuno li vorrà più acquistare. "In un'economia globalizzata - scrivono gli autori del lavoro su PNAS - il controllo del processo di maturazione della frutta è di importanza strategica perché l'eccessivo rammollimento di questi alimenti limita la loro vita sugli scaffali".

Per far durare di più i pomodori gli scienziati indiani hanno individuato i due enzimi principalmente responsabili della loro maturazione, alfa-Man e beta-Hex. Tolti i geni per questi enzimi dal Dna dei pomodori, questi diventano a 'lunga conservazione', durano cioé mediamente 45 giorni contro i 15 giorni di un pomodoro standard. Invece la pianta del pomodoro e la qualità e quantità del raccolto non subiscono alcuna modifica dall'eliminazione di questi enzini, per cui non sembra esserci controindicazione per l'utilizzo di questo intervento di ingegneria genetica. La manipolazione dei geni di questi enzimi, dunque, potrebbe avere delle ricadute pratiche importanti in ambito agroalimentare; potenzialmente, infatti, la rimozione di questi enzimi potrebbe essere applicata anche alla frutta per allungare la sua vita sugli scaffali.

PS: certo che la natura è proprio stupida. Ma perché mai avrà messo questi due enzimi nel pomodoro? Togliamoli e il gioco è fatto. Non vi pare? Dimenticavo: qualcuno sa dirmi come c'è arrivato il pomodoro in India? (RG)

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