San Benedetto del Tronto - Non è un bel periodo per essere una palma: non bastasse un certo coleottero dalla prole famelica che insiste nel mettere su casa al loro interno, ci si mettono pure gli umani con la loro, per carità assolutamente legittima, smania di costruire.
In viale Trieste, nel giardino retrostante una delle belle e vincolatissime ville di inizio Novecento che punteggiano il lungomare Nord - il lungomare storico, come sono sempre pronti a spiegare con enfasi i concessionari di spiaggia della zona, generalmente all’inizio di una tirata per l’ancora mancante riqualificazione dello stesso - sei palme in corsa per il centenario sono state sacrificate per far spazio ad una futura palazzina.
I vicini ci sono rimasti malissimo, perché in tempi di palme capitozzate per il loro bene (è la potatura sferica che, accoppiata ad alcuni trattamenti, dovrebbe salvare le piante attaccate dal punteruolo rosso) quelle palme altissime e bellissime sembravano ancora più preziose.
Ieri rimanevano solo i tronchi tranciati brutalmente e in maniera tale da smentire qualunque ipotesi di malattia (la procedura di abbattimento delle palme infestate richiede ben altre precauzioni e anche a causa dei suoi costi è stata praticamente abbandonata come metodo di lotta al punteruolo rosso) ed i passanti li guardavano con evidente tristezza. Nemmeno cinquanta metri più a Nord la presenza dei tronchi calvi delle palme in cura spingevano a confronti infelici sul diverso trattamento riservato al simbolo verde della Riviera. Naturalmente San Benedetto tra le palme affoga: 8000, senza contare quelle nei vivai. Sei palme in meno non fanno certo la differenza e infatti nulla vieta di abbatterle, soprattutto, ironicamente, quando sono in salute.
“Pensi che queste ville sono tutte vincolate - ci spiegava un cinofilo a passeggio, che abita in una di loro - anche cambiare una persiana è un problema. Le palme però non sono protette. Fossero stati pini, la situazione sarebbe stata diversa”. (corriereadriatico.it)
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