Andrew Glikson è un noto geologo australiano, con 45 anni di esperienza alle spalle, che lavora al Climate change institute dell'Australian national university (Anu) e, dopo i risultati della Cop16 Unfccc di Cancun, si è scagliato in un'intervista all'Aap contro «Gli pseudo-scienziati che negano l'esistenza del riscaldamento globale causato dall'uomo, che stanno portando indietro di 20 anni gli sforzi a livello mondiale per affrontare i cambiamenti climatici».
Glikson ce l'ha soprattutto con «I cosiddetti esperti di campi non collegati al clima. Questi pseudo-scienziati continuavano a minare gli sforzi dei governi nazionali per arrestare gli effetti delle temperature in aumento. Ci sono, ovviamente, interessi politici, ideologici ed economici che non vogliono che si faccia qualcosa per ridurre le emissioni. L'industria dei combustibili fossili è la più grande industria dopo quella militare».
Glikson, ex principal research scientist dell'Australian geological survey organization, che è arrivato all'Anu nel 1998 e si occupa degli effetti di grandi asteroidi e comete sull'evoluzione della Terra e l'atmosfera, con riferimento alla estinzione di massa delle specie, è ben conosciuto nella comunità scientifica internazionale per i suoi studi sulla terra, il clima e la biologia e soprattutto per quanto riguarda i suoi lavori sulla natura dei climi nella terra primordiale, i cambiamenti climatici improvvisi e le origini delle estinzione di massa delle specie, compresi i rapporti tra l'uomo e l'atmosfera.
Ha pubblicato numerosi articoli ed è un divulgatore apprezzato che collabora anche con le commissioni ambiente del governo.
Glikson non ha voluto però fare all'Aap i nomi degli scienziati negazionisti che ritiene più importanti, o che sospetta vengano finanziati dalle multinazionali delle energie fossili. Una lista che del resto è stata fatta più volte dalle associazioni ambientaliste. Il ricercatore australiano non vuole dare ulteriore notorietà a quelli che ritiene pseudo-scienziati che hanno spazio solo perché i media pubblicano le loro opinioni minimizzatrici: «Dominano i giornali conservatori e, naturalmente, la gente non vuole credere a questi pericolosi sviluppi».
Intervenendo in una conferenza pubblica a Canberra, Glikson ha accusato i negazionisti climatici di essere affatti da "sindrome da rifiuto" e di ricorrere a teorie della cospirazione: «Nonostante la sua natura pseudo-scientifica, la "denial syndrome" sui cambiamenti climatici è riuscita a ritardare da oltre 20 anni la necessaria mitigazione dei cambiamenti climatici».
Le opinioni di Glikson sono nettamente maggioritarie nella comunità scientifica in Australia (e nel mondo) ma probabilmente il professore dell'Anu si è scagliato in questo modo contro i negazionisti perché la politica climatica del debole governo di coalizione di centro-sinistra australiano è nuovamente sotto attacco da parte dell'opposizione conservatrice e delle grandi industrie che hanno fatto un vero e proprio fuoco di sbarramento durante tutto il vertice di Cancun.
Il Climate change institute dell'Anu è infatti una delle colonne portanti del "Multi-Party Climate Change Committee" , istituito dal ministero per il cambiamento climatico e l'efficienza energetica, e che deve esplorare le opzioni per l'introduzione in Australia di un carbon price.
Il Comitato sostiene che «Il carbon price è una riforma economica necessaria per ridurre l'inquinamento da carbonio, per incoraggiare gli investimenti nelle tecnologie a basse emissioni e per completare altre iniziative, comprese le energie rinnovabili e l'efficienza energetica».
Vere e proprie provocazioni per la parte più retriva dell'opposizione liberaldemocratica, se poi si pensa che il "Multi-Party Climate Change Committee" svolge anche «Un ruolo nella costruzione del consenso della comunità per l'azione sul cambiamento climatico», si capisce perché in Australia il livello dello scontro stia crescendo e perché anche scienziati solitamente schivi abbiano deciso di gettarsi nella battaglia contro i negazionisti ed i loro mandanti-sostenitori politici ed economici. (greenreport.it)
|