Berlusconi e Nazarbayev, l’attrazione fatale per i satrapi petroliferi

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Giovedì, 2 Dicembre 2010

 

Da Astana, la spettrale ed algida capitale nata dal nulla nel deserto per celebrare l'indipendenza del Kazakistan e la dinastia dei Nazarbayev, passati dalla fedeltà assoluta al comunismo sovietico alla satrapia energetica di una dittatura che ha cambiato la maschera politica ma non il volto autoritario, il nostro presidente del consiglio ha confermato la sua attrazione fatale per gli autocrati ex-comunisti dei quali il dittatore del Kazakistan è un fulgido esempio: si è addirittura creato una propria cosmogonia politica e ingozza il suo mito e il suo conto all'estero (e la sua squadra ciclistica) con i proventi del gas e del petrolio che amministra oculatamente per la sua famiglia, impunita ed impunibile per legge, insieme all'altro amico-padrone Vladimir Putin. Secondo Berlusconi Nursultan Nazarbayev (Nella foto) «E' un leader molto amato dal suo popolo», proprio come il dittatore nazional-comunista della Bielorussia, Lukashenko, che Berlusconi omaggiò quasi con le stesse parole a Minsk non molti mesi fa.

Mentre WikiLeaks stilla i dispacci sulla imbarazzante e preoccupante liason energetico-politica-affaristica con Putin (che non sono certo una novità per greenreport e per chi presta un minimo di attenzione alle amicizie pericolose dell'Italia e delle sue imprese petrolifero-gasiere) Berlusconi non ha trovato di meglio che dire davanti all'Ocse con la sua aria da imbonitore da suk levantino: «Nursultan tu sei un leader molto amato dal tuo popolo. Ho letto un sondaggio, condotto da un'autorità indipendente, che ti assegna il 92% di stima e amore del tuo popolo, un consenso che non può che basarsi sui fatti».

A parte il fatto che in Kazakistan non esiste niente di indipendente (e che se c'è è in galera o in esilio) è imbarazzante che ci rappresenta il nostro Paese in un consesso internazionale si spinga ad un simile livello di adulazione di un satrapo ex-comunista che utilizza una visione edulcorata dell'islam come collante e perseguita chiunque lo critichi. A dire il vero Nazarbayev è stato eletto con oltre il 91% dei voti, più o meno la percentuale di quando era un dittatore comunista, un dato imbarazzante e ritenuto più che sospetto dalla stessa Ocse

Va bene che l'Italia è il primo partner commerciale europeo del Kazakistan e che siamo dietro solo a Russia e Cina, che gli affari sono affari, ma non per questo bisogna per forza adulare il satrapo di Astana, non lo ha fatto Prodi, non lo fanno nemmeno i cinesi e russi che con il Kazakistan hanno un rapporto molto diretto e basato su rubli, yuan e dollari, non certo sull'esaltazione di una strampalata visione autarchica della grandezza nazionale del Kazakistan del suo leader supremo.

Il vertice dell'Ocse di Astana è stato forse uno dei più inconcludenti e snobbati dai grandi, forse imbarazzati dallo scenario pacchianamente futuristico della monumentale capitale asiatica, una specie di architettura nazi-comunista-islamico-marziana, Berlusconi lo sa è quindi da buon giullare internazionale punta a titillare l'ipertrofico amor proprio che alberga nel petto di ogni satrapo: «Grazie a Nazarbayev per la conduzione perfetta di questo vertice, abbiamo ricevuto un'accoglienza formidabile. Siamo rimasti tutti colpiti dal vero e proprio miracolo di questa capitale, Astana, costruita in appena dieci anni nel deserto. E io lo so bene cosa significhi costruire dal nulla, visto che nel mio passato di imprenditore ho tirato su diverse new town. Il presidente ha realizzato qui qualcosa di grandioso». Siamo alla Milano due della steppa kazaka.

Fino a qui siamo al delirio nostalgico-edilizio, al fratel muratore che sogna gli spazi sterminati del Kazakistan per le sue infinite villettopoli, ma la cosa più preoccupante è la concezione della democrazia (o meglio del potere politico) che Berlusconi ha spiegato agli allibiti leader occidentali dell'Ocse che nascondevano il loro disagio dietro sorrisetti imbarazzati: «Ci dobbiamo tutti ispirare al Kazakistan, un esempio di tolleranza e rispetto reciproco nel solco dei valori dell'Osce. In questo paese convivono 130 etnie e 46 diverse fedi religiose (cosa non vera, Berlusconi si sbaglia probabilmente con la Federazione Russa o addirittura con l'ex Urss, ndr). E dobbiamo trarre esempio da Nazarbayev: quando ci fu l'indipendenza dall'Urss il presidente cedette volontariamente il quarto arsenale nucleare del mondo, diventando così il padre nobile del disarmo».

Berlusconi sorvola su fatterelli come quello che il Kazakistan è forse il Paese più inquinato del mondo da scorie nucleari e dai sostanze chimiche tossiche e che la "democrazia" che ci presenta come modello è in realtà una dittatura familiare basata sulla corruzione, l'impunità, il sopruso quotidiano e il foraggiamento di una cricca tribale che traffica con russi, cinesi e occidentali svendendo le risorse del Paese. (Greenreport.it)

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