Le prospettive di risultati positivi al vertice sul clima di Cancun (Cop 16) che si è aperto lunedì 29 novembre (alle 17 ora italiana) sono a dir poco scarse. È la previsione espressa alcuni giorni fa da Corrado Clini, direttore generale del ministero dell'Ambiente, che ha dato voce agli umori diffusi negli ambienti internazionali alla vigilia della conferenza dell'Onu. Al summit messicano sono presenti le delegazioni di 194 Paesi che prepareranno la strada all'accordo finale: dal 7 dicembre, infatti, inizierà la sessione di alto livello con la partecipazioni di importanti esponenti di vari governi in vista del documento definitivo, anche se non è prevista la partecipazioni di tutti i leader mondiali come avvenuto nel quasi fallimentare vertice dello scorso dicembre a Copenaghen.
SFIDE - Il vertice punta a un accordo su finanziamenti per conservare le foreste pluviali (voluti soprattutto dall'Unione europea) e a raggiungere un compromesso condiviso sugli obiettivi per la ridurre le emissioni dei gas serra in vista della scadenza nel 2012 del Protocollo di Kyoto. «Cancun sarà un successo, se le parti faranno un compromesso», ha infatti detto il segretario esecutivo della Convenzione Onu sul clima (Unfccc), Christiana Figueres. Per raggiungere a un compromesso, però, «qualsiasi accordo deve anche occuparsi deglla riduzione delle emissioni sia da parte dei Paesi industrializzati, sia da parte dei Paesi in via di sviluppo, che hanno già messo sul tavolo i loro intenti», ha aggiunto Figueres. «Anche se un accordo a Cancun «non risolverà tutto i problemi, può dare un nuovo ritmo ai negoziati».
RISCHI - Il rischio di un nuovo turno fallimentare dei negoziati sul clima, dovuti anche al fatto di mettere d'accordo quasi 200 nazioni, potrebbe indurre i Paesi più avanzati a disertare meeting tanto faraonici e scegliere sedi più ristrette, come il G20, taglieando fuori i Paesi più poveri, che sono anche i più colpiti dagli effetti del cambiamento del clima.
SINDACI E SCIENZIATI - Intanto si moltiplicano gli appelli rivolti ai partecipanti al vertice di Cancun. Oltre 135 sindaci delle principali città mondiali hanno raggiunto un'intesa per ridurre le emissioni di gas serra. L'intesa ha creato «il primo registro internazionale delle iniziative sostenibili delle città», ha affermato Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi, «per rendere le loro azioni trasparenti e quantificabili». Gli scienziati dell'Inter Academy Medical Panel (Iamp), che riunisce circa 80 accademie di tutto il mondo, hanno pubblicato un appello dalla rivista Lancet che stigmatizza l'immobilismo dei Paesi industrializzati. «Questo appello contiene misure molto semplici e di basso costo, ma che hanno un impatto enorme dal punto di vista delle vite salvate», spiega Mario Stefanini, accademico dei Lincei e membro italiano dello Iamp. Tra le soluzioni individuate c'è l'introduzione di 150 milioni di forni da cucina a bassa emissione in India, che potrebbe prevenire circa 2 milioni di morti premature causate dall'esposizione a inquinanti domestici e ridurre l'emissione di gas serra. Inoltre la riduzione dell'uso delle auto private in città e la promozione di forme di mobilità alternative: oltre a far risparmiare CO2 farebbero diminuire il numero di malattie croniche. I costi delle misure sarebbero poi compensati dai risparmi per i sistemi sanitari. (corriere.it)
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