San Benedetto del Tronto - A rendere difficile la vita ai marittimi c’è anche l’anisakis, un parassita che attacca parecchie tipologie di pesce. Ma a farne le spese sono prevalentemente gli operatori del pesce azzurro dal momento che il parassita in questione, una volta sottoposto a cottura o a congelamento, viene eliminato ma, ovviamente, resta se il pesce viene consumato crudo.
“Cosa che si fa spesso e in maniera sbagliata con le alici - affermano gli operatori delle volanti - e questo è un altro aspetto che mette in difficoltà il nostro settore”.
Anche perchè, alla base, i marittimi denunciano la presenza di direttive poco chiare su come gestire il tutto. “E’ capitato - affermano - che il pesce sia partito da qui passando i controlli e che venisse poi sequestrato all’arrivo ai mercati del Nord Italia. C’è poca chiarezza”.
Gli operatori ribadiscono che il parassita non deve far paura: “La cosa importante è non mangiare quel tipo di pesce crudo - spiegano - solo in quel caso può dare problemi. Ma è cosa nota che il pesce azzurro va sempre cotto prima di essere consumato. E ad ogni buon conto, da anni, a nostre spese facciamo effettuare delle analisi quotidiane sul pescato proprio al fine di individuare la presenza del parassita”.
E ad ogni modo c’è proprio una legge del 1992, ancora in vigore, obbliga chi somministra pesce crudo o in salamoia (il limone e l'aceto non hanno alcun effetto sul parassita) ad utilizzare pesce congelato o a sottoporre a congelamento preventivo il pesce fresco da somministrare crudo.
L’anisakis e le sue larve muoiono infatti se sottoposti a 60 gradi di temperatura, quindi cotti, oppure dopo 96 ore ad almeno quindici gradi sotto lo zero. (Corriereadriztico.it)
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