Il barometro della vita

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Martedì, 13 Aprile 2010

 

NAPOLI. Edward Wilson (Nella foto © Jim Harrison, Harvard), il noto entomologo e battagliero difensore della diversità della vita, insieme a un gruppo di altri biologi ha firmato di recente sulla rivista Science un articolo che è, insieme, un progetto scientifico e un appello per la realizzazione di un «barometro della vita». Nell'Anno internazionale dedicato dalle Nazioni Unite alla biodiversità, dicono Wilson e i suoi colleghi, chiamiamo a raccolta tassonomisti, biogeografi, ecologi, conservazionisti e naturalisti dilettanti, selezioniamo 160.000 specie campione, e costruiamo un indicatore capace di misurare la reale minaccia all'erosione della diversità biologica.

Il problema è semplice, anche se poco noto. I biologi hanno finora classificato 1.899.587 specie viventi. Ma è lecito pensare che le specie che abitano in questo momento sul nostro pianeta siano molte di più: c'è chi dice 5 milioni, c'è chi dice addirittura 100 milioni. Il numero più verosimile è compreso tra 10 e 30 milioni.

In questo momento è in corso un grande progetto internazionale, l'Encyclopedia of Life (EOL), con lo scopo di colmare questo enorme vuoto di conoscenza e classificare quante più specie è possibile.

Tuttavia, mentre la conta è in corso, molte specie scompaiono. Con una velocità che, si presume, ha pochi precedenti persino nel corso delle cinque grandi estinzioni di massa conosciute (quelle ove scompaiono almeno 60 specie su 100). Ma, per quanto intuiamo che il processo è grave, non abbiamo un indicatore sufficientemente preciso per dirci cosa stia realmente accadendo.

Da 45 anni l'International Union for Conservation of Nature (IUCN) redige The Red List of Threatened Species, il libro rosso delle specie in pericolo. Un'attività meritoria, che nel tempo si è venuta arricchendo: l'ultima, redatta nel 2009, ha reso conto della minaccia che incombe su 47.666 specie diverse. Purtroppo la lista è statisticamente poco significativa, centrata com'è sui grandi vertebrati. E, dunque, ci dice poco sulla minaccia che incombe sull'insieme della biodiversità.

Basta scorrere l'elenco delle specie incluse nel Libro Rosso 2009 per avere un'idea dell'asimmetria. L'Iucn ha monitorato 27.882 vertebrati sui 64.788 classificati: il 43% del totale conosciuto. Ma solo 7.615 su 1.359.365 invertebrati conosciuti: appena lo 0,56% del totale. Ancora, la liste rossa ha verificato le condizioni di 12.151 specie di piante su un totale noto di 310.129: il 3,9% del totale. Ma ha seguito le vicende di soli 18 specie di funghi e altri organismi su 165.305 noti: pari allo 0,01%.

In definitiva, sappiamo relativamente abbastanza delle minacce che riguardano le specie più vicine a noi: i vertebrati, soprattutto i grandi vertebrati. Ma sappiamo quasi nulla dei pericoli cui sono esposti tutte le altre specie viventi: insetti, piante, funghi, batteri e archea. Tanto più che la gran parte di queste specie di non vertebrati è ancora ignota. Pare proprio, per esempio, che tra i milioni di specie non ancora scoperte e classificate, la maggioranza sia costituita da organismi unicellulari privi di nucleo: batteri e archea. Non ne conosciamo l'esistenza. Non conosciamo i rischi cui sono esposti. Se scompaiono, non ne conosceremo mai l'esistenza.

Occorre, dunque, un approccio scientifico. Uno studio sistematico delle specie a rischio parallelo al progetto dell'Encyclopedia of Life. Occorre un «barometro della vita». Wilson e i suoi colleghi hanno anche proposto una struttura del progetto. Si tratta di scegliere 160.000 specie campione, così distribuite: 61.635 vertebrati; 45.344 invertebrati; 38.521 piante e 14.500 tra funghi e altri organismi.

Il campione è ancora sbilanciato. Gli animali sarebbero i più seguiti: (verrebbero monitorati quasi tutti i vertebrati noti, per avere una mappa completa del rischio). Ma il campione di altri organismi sarebbe comunque rappresentativo. Il vantaggio sarebbe che diverse comunità scientifiche e persino i naturalisti per passione potrebbero dare un contributo, fornendo indicazioni preziose. Il costo dell'operazione, estesa a tutto il mondo, sarebbe di 60 milioni di dollari. Un costo accettabile per celebrare degnamente l'Anno internazionale della biodiversità. (Pietro Greco - greenreport.it)

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