Dieci medici, 7 diagnosi diverse: scompare "arte" della visita

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Sabato, 3 Aprile 2010

 

ROMA - Avere un dolore a un ginocchio, andare da dieci medici e ricevere almeno sette diagnosi diverse: se questo accade sempre più spesso la colpa è di una distanza crescente fra quanto i medici leggono sulla letteratura scientifica, sempre più abbondante, e la "vecchia" pratica medica basata sul rapporto diretto con il paziente. L'invito a invertire la rotta arriva da uno studio italiano pubblicato sulla rivista internazionale Internal Medicine Journal. "E' necessario dedicare una maggiore attenzione ai pazienti, che non devono avere sensazione che il loro problema venga sottovalutato", rileva l'autore dello studio, Aldo Mariotto, direttore del distretto socio-sanitario di Adria e docente della Greenwich School of Management di Londra.

Le novità della letteratura scientifica sono alla base della cosiddetta "Medicina basata sull'evidenza", vale a dire che studi e ricerche pubblicati e presentati nei congressi diventano il riferimento principale per orientare diagnosi e terapie. Eppure qualcosa non va come dovrebbe, osserva Mariotto. Per esempio, "se misuriamo la qualità dell'assistenza, in tantissimi settori - osserva - non si riesce a mettere in pratica ciò che dice la letteratura scientifica". Una delle conseguenze più gravi è l'inappropriatezza, ossia la prescrizione di diagnosi e cure anche se non opportune. Un esame delicato come la colonscopia, per fare soltanto un esempio, nel mondo viene eseguito 3 volte su 10 anche se non indicato. Se questo succede è perché mancano, secondo lo studio, strumenti di selezione che permettano ai medici di orientarsi nella miriade di articoli scientifici, individuando i più affidabili. Questo è più che mai importante, considerando che. come si è dimostrato, su 100 novità pubblicate, dopo 20 anni soltanto una entra a far parte della pratica clinica. "Rispetto all'enormità delle innovazioni scientifiche - osserva Mariotto - dobbiamo darci degli strumenti in grado di selezionare le innovazioni. Anche quando si utilizzano gli strumenti tecnologici e informatici più innovativi al letto del paziente, non bisogna dimenticare lo spirito critico né la vecchia arte medica basata sulle conoscenze di fisiopatologia e sull'esperienza personale del medico". L'invito rivolto ai medici è quindi ad allontanarsi un po' da una "medicina iperspecializzata e parcellizzata" per "coniugare arte e medicina utilizzando sempre di più la buona ricerca".

La medicina, insomma, "non è una scienza esatta, ma una combinazione di arte e scienza", dice ancora il ricercatore. Introdotta nel 1992 da un articolo pubblicato sulla rivista dell'associazione dei medici americani, Jama, la medicina basata sull'evidenza è diventata una star ed ha diviso il mondo medico fra sostenitori entusiasti e scettici. La stessa riforma Bindi del Servizio Sanitario Nazionale, nel 1999, precisava che dovessero essere erogati solo servizi di provata efficacia. (ANSA)

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