Allarme elio, riserve agli sgoccioli

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Martedì, 31 Agosto 2010

 

Stiamo dissipando un prezioso gas, l’elio, e nel giro di una generazione, con i consumi attuali, sparirà. Con gravi conseguenze in molti campi della nostra vita, a partire dagli ospedali. L’avvertimento e l’invito a fare qualcosa in fretta arriva dal Nobel americano Robert Richardson della Cornell University di Ithaca (New York) che meritò il premio proprio per le sue scoperte su questo prezioso elemento di cui la natura del nostro pianeta è estremamente avara. Ma ci si chiederà perché sia così importante: l’elio non entra facilmente nei discorsi quotidiani anche se ha segnato la nostra infanzia grazie ai palloncini colorati che potrebbero, quindi, anch’essi scomparire.

Eppure l’elenco delle sue utilizzazioni è lungo, a cominciare dagli esami clinici con la risonanza magnetica il cui scanner viene raffreddato con l’elio liquido. Lo ritroviamo, inoltre, nei sistemi di rilevamento più diversi, compresi quelli per l’antiterrorismo, e anche in svariati processi industriali, nei sofisticati strumenti di analisi di laboratorio, negli apparati di respirazione per immersioni profonde, per trasportare in sicurezza i combustibili o per raffreddare sia alcuni impianti delle centrali nucleari attuali sia certi satelliti astronomici,e pure per far volare i dirigibili o i palloni sonda meteorologici. Ma ancor di più, all’elio è legato persino il nostro futuro energetico perché le centrali a fusione nucleare che si cerca di costruire saranno alimentate proprio dall’elio. Questo elemento chimico conosciuto sotto forma di gas senza odore o sapore è inerte ed è per questo che viene impiegato e troppo spesso sprecato. Con esso, ad esempio, si puliscono i condotti degli impianti di propulsione di tutti razzi militari e civili e poi invece di essere riciclato si disperde nell’aria. Questo del riciclo è uno dei suggerimenti che avanza il professor Richardson che però, in un rapporto appena pubblicato, accusa il governo americano di essere il maggiore responsabile della distruzione del prezioso elemento. Il Congresso infatti approvò nel 1996 una legge (Helium Privatisation Act) che obbligava entro il 2015 la vendita dell’intera riserva di elio custodita nel sottosuolo vicina ad Amarillo, in Texas. La US National Helium Reserve, più nota come la «capitale mondiale dell’elio», racchiude in profondità un miliardo di metri cubi del gas, ossia la metà delle riserve esistenti sul pianeta. «Il guaio – dice Richardson – è che il suo prezzo nel mercato è troppo basso ed ora quello messo da parte viene in pratica svenduto: nel giro di 25-30 anni resteremo completamente sprovvisti». L’elio (scoperto nel 1868 esaminando la luce del Sole) è estremamente raro. Si trova in dosi minime nell’atmosfera, è frutto di alcune reazioni nucleari, e viene ricavato per separazione dal gas naturale. Proprio pensando alle future necessità delle centrali a fusione, l’elio (nel suo isotopo elio-3) è diventato uno dei motivi per ritornare sulla Luna nella cui superficie esiste in quantità interessanti capaci di garantire senza limiti la produzione di energia sulla Terra. «Bisogna smettere di dissipare questa preziosa risorsa – sottolinea il Nobel Richardson - e il primo provvedimento da attuare è un rialzo del suo costo dal venti al cinquanta per cento. In secondo luogo il governo di Washington deve bloccare il provvedimento di svendita della riserva ai privati che venne votato senza rendersi conto del grave danno che si stava procurando alla nazione e al mondo intero, favorendo solo bassi interessi commerciali». Un curiosità: l’elio tanto raro sulla Terra è invece il secondo elemento più diffuso dell’universo dopo l’idrogeno. Il 41 per cento del Sole è costituito di elio e così le altre stelle. (Giovanni Caprara - corriere.it)



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