Tutti (e troppi) i pericoli del pesce transgenico

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Sabato, 19 Settembre 2009

 

Secondo diversi esperti la soluzione per arrestare lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici selvatici è l'acquacoltura che dovrà utilizzare pesce transgenico, con materiale genetico materiale genetico alterato per aumentare la crescita degli animali. Il bollettino scientifico dell'Ue Cordis spiega che «I ricercatori sono stati in grado di produrre pesci che crescono più velocemente del normale o che sono più resistenti alle malattie, fornendo i pesci di geni provenienti da altri organismi. Questi pesci sono conosciuti come pesci transgenici. Un transgene è un gene o materiale genetico che è stato trasferito naturalmente o attraverso una tecnica di ingegneria genetica da un organismo a un altro. Il gene selezionato viene moltiplicato usando batteri e poi isolato, purificato e introdotto nelle uova del pesce ospite tramite microiniezione. I geni trasferiti contengono una sequenza di Dna con codici delle caratteristiche desiderate. Ad oggi, circa 20 specie di pesci come il salmone, la carpa e il pesce gatto sono state modificate geneticamente. I progressi in questo campo hanno inoltre permesso ai ricercatori di produrre pesci che reagiscono meglio ai climi freddi. Il risultato è che i pesci si allevano più facilmente nei climi più freddi. Dal punto di vista della pescicoltura commerciale, gli esperti credono che il pesce transgenico possa assicurare un più alto rendimento produttivo».

Attualmente la pescicoltura commerciale di pesci transgenici è vietata in tutto il mondo, ma nell'Unione europea e negli Usa si stanno valutando una serie di applicazioni che potrebbero permetterla. Una soluzione giudicata molto pericolosa da uno studio dei ricercatori dell'università svedese di Gothenburg che lavorano ad una ricerca che fa parte del progetto "Ecological risk-assessment of transgenic salmon" (Erats), finanziato con oltre 202.600 euro nell'ambito del programma per la mobilità Azioni Marie Curie del Sesto programma quadro (6° PQ) dell'Ue, e che studia gli effetti ambientali degli Ogm nell'allevamento dei pesci, per comprendere i rischi ecologici che comporterebbe la produzione commerciale di pesce Ogm. Secondo molti scienziati i pesci Ogm presentano seri rischi e produrrebbero quasi sicuramente effetti indesiderati sull'ambiente e probabilmente anche sull'uomo. Ad esempio, le tossine ambientali potrebbero accumularsi in questi animali, visto che i peci Ogm riescono a combattere queste tossine, inoltre anche il livello più elevato di ormoni della crescita potrebbe avere degli effetti sui consumatori di pesce.

Secondo Fredrik Sundström, del dipartimento di zoologia dell'università di Gothenburg, «Fino a nuovo avviso, il pesce transgenico dovrebbe essere allevato in sistemi chiusi sulla terraferma». Il gruppo di ricercatori capeggiato da Sundström ha simulato in laboratorio fughe di salmone e trota iridea transgenici per determinare i rischi ecologici ed i possibili danni all'ambiente. I risultati dimostrano che in caso di fuga dagli allevamenti i pesci Ogm hanno un fortissimo effetto sull'ambiente rispetto ai pesci non transgenici allevati. Ad esempio, i pesci Ogm sopravvivono meglio anche in carenza di cibo. Secondo Sundström «Ciò è probabilmente dovuto al fatto che i pesci geneticamente modificati hanno una maggiore capacità di competere e sono più capaci di trasformare il cibo».

«Una grande preoccupazione - dicono i ricercatori - è che i pesci transgenici possano avere la meglio sulle loro controparti naturali. Ma è difficile determinare come i pesci transgenici fuggiti influenzerebbero l'ambiente naturale, perché un ambiente ricreato in laboratorio non è esattamente lo stesso di un contesto naturale».

Per Sundström, «E' necessario un consenso a 360 gradi prima che la pescicoltura commerciale possa decollare. Si deve anche applicare un principio precauzionale, ha detto. Un'opzione consiste nell'allevare il pesce transgenico sulla terraferma, il che renderebbe la fuga impossibile. Almeno i pesci fertili dovrebbero essere tenuti in un sistema chiuso». (greenreport.it)

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