GINEVRA, Svizzera -- Qualcuno, temendo che potesse generare buchi neri, l'aveva chiamata la macchina della fine del mondo. In realtà il Large Hadron Collider (Lhc) è il più grande acceleratore di particelle mai costruito. Si trova al Cern di Ginevra. E dopo lo stop dovuto a un guasto, nella prima fase della sua attività, è destinato a ripartire a breve.
Il superacceleratore promette di aprire la finestra su una nuova fisica. Dodici mesi fa ha lavorato per 60 ore, In quel lasso di tempo ha raccolto una quantità di dati enorme, allo studio degli scienziati. Poi un guasto lo ha bloccato.
A metà novembre la macchina ripartirà con l'energia di 7 Tev (7.000 miliardi di elettronvolt), metà di quella massima. Probabilmente ci sarà una breve pausa a Natale. Poi a febbraio-marzo 2010 raggiungerà i 10 Tev e lavorerà ininterrottamente fino a fine anno.
Qualcuno sostiene che questo corsa contro il tempo serva per scongiurare il sorpasso con l'acceleratore americano Tevatron. Forse. Di certo la comunità scientifica è più mescolata di quanto si vorrebbe far credere. Tantissimi fisici italiani ed europei lavorano negli Usa e al contrario.
Intanto al Cern, tutti i compenenti dell'anello, lungo 27 chilometri, sono in fase di raffreddamento. Alcune parti hanno già raggiunto la temperatura di meno 271 gradi. Ha cominciato a raffreddarsi anche il settore 3-4 quello in cui si verificò il guasto. La rottura una giunzione dei magneti provocò una scarica che danneggiò i conduttori di elio liquido che raffredda i superconduttori.
Oltre a riparare i danni, gli scienziati hanno sostituito il sistema che segnala situazioni critiche nei magneti. Sono stati necessari 7.000 nuove schede elettroniche e 250 chilometri di cavi. Esiste persino un sistema che tiene sotto controllo ogni singola giunzione. Ciò impedirebbe la diffusione a catena di un eventuale guasto. Per questo, dicono gli esperti, l'Lhc oggi è 3.000 volte più sicuro.
I dati raccolti nelle 60 ore antecedenti alla stop sono stati passati alla rete di calcolo (Grid), una serie infinita di supercomputer, destinata ad analizzare la valanga di dati attesa nei prossimi anni.
Insomma, non è tutto male quel che vien per nuocere. L'incidente dell'anno scorso è stato sfruttato in maniera proficua. I problemi legati ai componenti più deboli paiono risolti. E' vero, durante la prima fase non ci sono state le collisioni fra protoni. Ma i migliaia di raggi cosmici che hanno attraversato gli apparati durante i primi quattro esperimenti dell'Lhc hanno permesso di allineare tutti i tracciatori. (WP - scienze.tv)
PS: personalmente preferirei continuasse a rimanere spento (RG)
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