Fango inquinato, la vasca è una discarica

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Giovedì, 10 Settembre 2009

 

San Benedetto del Tronto - “Fermate i lavori, quella è una discarica”. Questa volta la voce è molto più alta perché Nazzareno Torquati, Romualdo Fanesi e Giuseppe Ricci in mano hanno le prove. Analisi di laboratorio che parlano di altissimi livelli di piombo e di cubitali quantità di spore batteriche. Oggetto dell’esame, il fango che arriva da Senigallia e che, fino a ieri, è stato depositato nella vasca di colmata realizzata a nord del braccio del porto. “Le analisi fatte fare su un campione di quella melma – spiega l’ex assessore Torquati – parlano di piombo presente per 9,840 ppm, quando il limite massimo per un essere umano è di 0,2 e di spore di batteri mesofili anerobi a 96 mila ufc quando il limite umano è di 5 mila”.

Dati preoccupanti che Torquati e compagni hanno deciso di divulgare: “Non vogliamo creare nessun allarme sociale – spiega- ma chiediamo a gran voce che i lavori vengano sospesi”. La richiesta è stata fatta ieri mattina quando i tre, insieme all’avvocato Silvia Vitali, hanno incontrato il comandante della capitaneria di porto Daniele Di Guardo al quale hanno sottoposto i risultati delle analisi commissionate al laboratorio Bucciarelli di Ascoli. Nel frattempo è pronto a partire un esposto alla Procura della Repubblica che denunci lo stato di cose: “Chiediamo che i lavori vengano immediatamente sospesi – precisa Torquati – in attesa delle controanalisi di conferma che abbiamo già commissionato”.

E se i valori comunicati da Bucciarelli dovessero essere confermati allora la richiesta sarà anche quella di fermare definitivamente l’intervento e di rimuovere e smaltire la melma fin qui depositata. “Quella è una discarica – spiegano – ed è inutile chiamarla con altri termini. E’ vero che sarà coibentata e impermeabilizzata ma bisognerà vedere quali potrebbero essere, a lungo termine, i danni per la giacenza di quei materiali”. Risulterebbe anche la presenza di materiali ferrosi che, alla lunga, potrebbero finire con il lacerare i limiti della vasca creando delle falle e aprendo un varco verso il mare alla melma.

Ma Giuseppe Ricci, il primo a lanciare l’allarme alcune settimane fa, fa presente anche che un rischio, altissimo, è rappresentato dalle mareggiate: “E’ la loro stagione e la vasca non è chiusa. Se domattina dovesse arrivare una mareggiata trascinerebbe in mare tutte quelle sostanze”.

Ad alzare la voce, nei giorni scorsi, era stato anche Romualdo Fanesi, ex capitano di lungo corso. E’ stato lui a prelevare materialmente il campione finito sul tavolo dei laboratori: “La marineria non è tranquilla – spiega – con il pesce e la sua qualità non si scherza”. Nel frattempo viene fuori che esiste un documento di 200 pagine, redatto dall’Arpam, con tutte le analisi fatte a quel fango ma, ancora non è dato capire il perché, non è possibile effettuare un raffronto tra le due analisi. Ma c’è anche un’altra domanda che sorge spontanea. Sotto la melma di Senigallia c’è la sabbia che, un paio di anni fa, fu dragata dal fondale dell’imboccatura portuale sambenedettese. E’ lecito, a questo punto, chiedersi la composizione chimica di quel materiale che all’epoca fu etichettata come “non utilizzabile per il ripascimento”. (Emidio Lattanzi - corriereadriatico.it)

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