La lotta contro le piogge acide sia d'esempio per il clima

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Martedì, 8 Settembre 2009

 

Il tema dei cambiamenti climatici sta arrivando a una stretta. A dicembre tutti i paesi del mondo saranno chiamati a decidere "se fare sul serio" o meno. Se rimuovere la cause antropiche del "climate change" abbattendo drasticamente le emissioni di gas serra. Molti si chiedono se il processo di prevenzione dell'aumento della temperatura media del pianeta sia governabile. E se davvero produrrà degli effetti concreti. Impossibile prevederlo con certezza. Ma le esperienze del passato dicono che ce la possiamo fare.

Le esperienze del passato sono, essenzialmente, due. La principale è quella che ha visto le Nazioni Unite attuare il Protocollo di Montreal e abbattere la produzione di clorofluorocarburi e di altre sostanze in grado di aggredire l'ozono stratosferico. I risultati sembrano significativi. Il "buco dell'ozono" sull'Antartide, per esempio, sembra essersi finalmente stabilizzato e gli esperti sostengono che la concentrazione del gas nella stratosfera del Polo Sud aumenterà del 5-10% entro il 2020 e tra il 2060 e il 2075 ritornerà ai valori degli anni '80 del secolo scorso.

L'altro esperimento riguarda il problema delle piogge acide. Emerso con forza negli anni '70 e '80 del secolo scorso come problema transnazionale è stato combattuto con un certo vigore, almeno in Europa (quest'anno si celebra il trentesimo anniversario della Convenzione sull'inquinamento atmosferico transfrontaliero a lunga distanza firmata a Ginevra il 13 novembre 1979) e in Nord America.

Con risultati soddisfacenti sul piano politico e discreti su quello dell'impatto concreto. Le emissioni di molti inquinanti causa delle piogge acide sono diminuite. Negli Stati Uniti, per esempio, le emissioni complessive di anidride solforosa sono diminuite del 56% negli ultimi trent'anni, passando da 26 milioni di tonnellate nel 1980 a 11,4 milioni di tonnellate nel 2008 (secondo i dati della National Emissions Inventory). E nel medesimo periodo le emissioni da ogni fonte di ossidi di azoto sono diminuite da 27 a 16,3 milioni di tonnellate (- 40%).

Tutto ciò ha prodotto dei risultati concreti. Le piogge sono diventate meno acide. E nei laghi e nei fiumi della costa orientale Usa il pH è aumentato dal valore medio di 4,0 d'inizio anni '80 a un valore compreso tra 4,3 a 4,8 del 2008. Non è ancora il valore ideale, che secondo l'ecologo Gary Lovett del Cary Institute of Ecosystem Studies di Millbrook, New York, sarebbe di 5,2. Ma, per quanto ancora parziale, il recupero è evidente. Gli sforzi iniziano a essere ripagati.

Vero è che, nel frattempo, le emissioni degli inquinanti che generano l'acidità delle piogge sono aumentate in molti paesi a economia emergente, soprattutto in Asia. Ma l'esempio europeo e americano inizia a essere seguito anche lì. La Cina - che è diventato il paese che emette più anidride solforosa al mondo (25,5 milioni di tonnellate nel 2005) sta mettendo a punto severe politiche di contenimento e ha annunciato che entro l'anno prossimo abbatterà del 10% le emissioni rispetto a quel valore massimo.

Certo, tagliare le emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra è molto più difficile che abbattere quello di Cfc o anche di anidride solforosa. Ma la storia ci dice che: è possibile inquinare di meno, che gli esempi positivi sono contagiosi e, soprattutto, che la prevenzione dell'inquinamento produce risultati concreti: se l'uomo allevia la sua pressione, l'ambiente, più o meno rapidamente, recupera. (Pietro Greco - greenreport.it)

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