Il documentario "Déchets : le cauchemar du nucléaire" trasmesso da Arte.Tv e l'articolo di Liberation "Nos déchets nucléaires se cachent en Sibérie" stanno suscitando reazioni anche i Russia e la Nezavissiamïa Gazeta ha chiesto a Serguei Novikov, il portavoce di Rosatom, l'agenzia statale russa non certo nota per la sua trasparenza, di commentare le rivelazioni che arrivano dalla Francia sullo stoccaggio all'aperto in Siberia di fusti contenenti scorie nucleari. Il rappresentante di Rosatom tira in ballo anche una multinazionale nucleare con partecipazione italiana: l'Uranco, che ha sede nelle Isole Vergini Britanniche ed attività minerarie e nucleari in diversi Paesi. Ma vediamo cosa dice Novikov:
«I giornalisti sono in preda ad una gran confusione. La Russia non introduce dei rifiuti nucleari stranieri. E' vero, l'uranio rigenerato arriva regolarmente dall'Europa nel nostro Paese per il riciclaggio, poi per la fabbricazione di combustibile per le centrali nucleari europee. Inoltre, resta in vigore un contratto concluso con il consorzio Urenco per il recupero dell'uranio. Terminerà l'anno prossimo e la Russia non ha l'intenzione di prorogarlo».
A pare qualche contraddizione ed interpretazione lessicale, vale la pena di seguire Novikov nella sua ricostruzione dei fatti che salta a piè pari le rivelazioni sul forte inquinamento ambientale denunciato da Arte e non ne commenta le chiarissime immagini ma si concentra sull'articolo di Liberation: «Tutte le nozioni sono confuse nell'articolo: le scorie (noi non introduciamo alcun rifiuto da nessuna parte), il combustibile usato, (noi non facciamo che restituire il combustibile che abbiamo prodotto noi stessi (il che é impossibile nel caso della Francia: non forniamo combustibile alle centrali nucleari francesi), l'uranio impoverito (o meglio esausto, ndr). La società Tekhsnabexport menzionata nell'articolo ha concluso un contratto per il ri-arricchimento dell'uranio, ma con il consorzio anglo-tedesco-italiano Uranco, il che non ha niente a che vedere con la città Seversk in Siberia», dove sono ammucchiate le migliaia di bidoni contenenti materiale di origine nucleare filmate da Arte.
Novikov dice alla Nezavissiamïa Gazeta che suppone che per quel che riguarda Seversk «Si può trattare di uranio rigenerato. Il fatto è che dopo l'utilizzo del combustibile nei reattori, il 90% del suo potenziale energetico resta inutilizzato. I francesi spediscono il loro combustibile usato all'impianto di La Hague (nel nord della Francia) dove l'uranio e ripulito dal plutonio. In seguito, una parte di questo uranio ripulito é inviato nel nostro Paese dove viene utilizzato nell'impianto di costruzioni meccaniche dei Elektrostal (città nei dintorni di Mosca) per farne del nuovo combustibile per le centrali nucleari. Noi forniamo combustibile fabbricato su licenza della sociétà francese Areva alle centrali nucleari in Germania, in Olanda, In Svezia e in Svizzera».
Ma qualcosa non funziona nella ricostruzione di Rosatom. Su canal+ la presidente di Areva Anne Lauvergeon ha detto : «Attendo un contratto da Adf per riciclare in Francia le scorie nucleari attualmente inviate in Siberia» Poi ha aggiunto che «E' l'uranio da riciclare che và in Russia per essere riciclato» ed ha smentito che si tratti di scorie... «In tutto ciò - ha detto la zarina di Areva - siamo prestatari di servizi, vale a dire che abbiamo dei trasporti in sicurezza che le importano in Russia. Quel che preferiremmo é farlo in Francia. Areva ha la tecnologia. Inoltre i giapponesi si affidano a noi per farlo».
Strano, perché il 12 ottobre un portavoce di Areva aveva detto all'Afp che il gruppo non dispone «della tecnologia per arricchire e trasformare chimicamente e l'uranio da ritrattamento. L'attuale impianto Eurodif, specializzato nell'arricchimento di uranio a Tricastin, tratta solo uranio naturale. Questa tecnica non sarà pronta che nel 2012 nell'impianto in costruzione di Georges Besse II» per questo l'uranio esausto viene mandato in Russia..
Quindi il traffico di materiale nucleare tra Russia e Francia esiste, e come! Non solo: a Mosca si è dovuto riconoscere che il contratto tra Urenco e Tekhsnabexport comporta l'invio in Russia di una quantità di uranio "riciclabile" che è circa otto volte superiore alle 108 tonnellate all'anno citate nell'articolo di Liberation.
E la parte più complessa del ri-trattamento dell'uranio avviene proprio a Seversk, dopo spiega il portavoce di Rosatom «Si forma una materia residuale, l'esafloruro di uranio (UF6), un gas chimicamente aggressivo. I giornalisti françesi avranno probabilmente visto I contenitori di questo gas che abbiamo visto sulle immagini satellitari riprodotte da Google».
L'UF6 non è propriamente innocuo: è un composto impiegato nei processi di arricchimento dell'uranio per la produzione di combustibile nucleare e armi nucleari. A temperatura ambiente si presenta come un solido cristallino da incolore a grigio (ma evapora a 20 gradi); è altamente tossico e reagisce violentemente con l'acqua, svolge inoltre un'azione corrosiva su molti metalli. Tenerlo in fusti all'aperto accanto ad una ferrovia in Siberia non sembrerebbe proprio il massimo della sicurezza...
Ma niente paura per Rosatom: «L'esafloruro di uranio é stoccato in Russia a cielo aperto su raccomandazione dell'Iaea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, ndr)e secondo la pratica mondiale: è quel che viene fatto negli Stati Uniti ed in Europa». Poi, commentando la possibilità di una eventuale caduta di un aereo sui contenitori stoccati all'aperto (senza pensare ad un incidente ferroviario), il portavoce del monopolista pubblico del nucleare russo rassicura: «Primo, i voli al di sopra del terreno dei combinati di arricchimento sono vietati. Secondo, se un aereo cade su una cava di uranio, per esempio in Australia, si sparpaglierà un materiale ben più attivo: l'uranio naturale». Molto tranquillizzante, non c'è che dire...
Ma la brutta storia dei bidoni "francesi" in Siberia sta suscitando in Russia numerose domande nonostante il tentativo del governo Putin di mettere la sordina ad un affaire che rischia di svelare un colossale traffico di materiale radioattivo che attraversa il Paese, che come si è visto é, per stessa ammissione di Rosatom, molto più grande di quello scoperto da Arte e LIberation. Qualche giornale comincia a chiedere che vengano resi pubblici i dati sui trasporti di materiale nucleare tenuti segreti "a fini di sicurezza". Inoltre la stampa russa fa rilevare che il governo francese non ha immediatamente smentito le rivelazioni di Liberation sulle scorie nucleari in Siberia e che l'ex ministro dell'ambiente francese, Corinne Lepage ha detto: «Non sapevo che inviassimo dei materiali radioattivi in Russia, né come ministro né dopo».
Anche nella Russia abituata agli impenetrabili segreti di stato sovietici che hanno nascosto catastrofi nucleari ed inquinato pesantemente Repubbliche centro-asiatiche oggi indipendenti, si comincia a pensare che, dietro questa opacità dei termini tecnici complicati utilizzati delle teste di ariete di Rosatom, si nasconda la pratica evidente di usare la Russia come una discarica nucleare "domestica" ed occidentale. (greenreport.it)
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