LOMDRA - Molti aborigeni australiani della preistoria avrebbero potuto superare l'uomo più veloce del mondo, il giamaicano Usain Bolt; alcuni giovani tutsi in Ruanda saltavano fino a 2 metri e mezzo di altezza durante le cerimonie di iniziazione; qualsiasi donna di Neanderthal avrebbe battuto a braccio di ferro l'ex attore e culturista Arnold Schwarzenegger, attuale governatore della California.
Di queste ed altre scoperte parla Manthropology, un libro dell'antropologo australiano Peter McAllister che ha il provocatorio sottotitolo La scienza dell'inadeguato maschio moderno. Secondo McAllister, quello di oggi è, «senza se e senza ma, l'uomo peggiore della storia». «Siamo di fatto la più scadente banda di homo sapiens al maschile che abbia mai camminato sul pianeta», spiega. Avendo analizzato una vasta gamma di tracce, reperti e documenti, lo scienziato afferma che l'uomo moderno è inferiore ai suoi antenati, tra l'altro, nella corsa e nel salto. Le sue conclusioni sulla velocità degli aborigeni australiani di 20.000 anni fa si basano su una serie di impronte fossili di sei uomini che cacciavano una preda, conservate nel letto argilloso di un lago. Per McAllister.
L'analisi delle impronte di uno dei sei cacciatori, denominato T8, mostra che, in quella corsa un giorno nella preistoria, egli raggiunse i 37 km/h su un terreno soffice e allentato. Bolt, invece, quando stabilì, con 9"69, il record del mondo sui 100 metri alle Olimpiadi di Pechino l'anno scorso, toccò una velocità di punta di 42 km/h.
Intervistato all'università inglese di Cambridge, McAllister sostiene che - con le tecniche di allenamento, le scarpette e le piste di oggi - gli aborigeni avrebbero potuto raggiungere i 45 km/h. «Se furono in grado di correre a 37 km/h su un terreno molto soffice, immagino che verosimilmente avrebbero superato Usain Bolt se avessero beneficiato dei vantaggi che lui ha», precisa. «Possiamo affermare che T8 accelerò verso la fine della sua corsa», aggiunge, ipotizzando che molti dei suoi contemporanei avrebbero potuto fare altrettanto.
Quanto al salto in alto, alcune fotografie scattate da un antropologo tedesco all'inizio del secolo scorso mostrano - secondo McAllister - che alcuni giovani tutsi ruandesi toccavano i 2,52 metri. «Era un rito di iniziazione, tutti dovevano sottoporvisi. Per entrare nell'età adulta, dovevano riuscire a saltare almeno alla loro altezza», afferma lo scienziato. Una donna di Neanderthal - prosegue McAllister - aveva una massa muscolare superiore del 10% a quella dell'uomo europeo medio di oggi. Se ben allenata, tra lei e Schwarzenegger a braccio di ferro non ci sarebbe stata gara.
Tra gli altri esempi citati dall'antropologo australiano per dimostrare la superiorità fisica dell'uomo dell'antichità, i legionari dell'antica Roma, che percorrevano oltre 60 km al giorno con indosso un equipaggiamento equivalente alla metà del loro peso corporeo; e sempre gli aborigeni australiani, che scagliavano una lancia a oltre 110 metri di distanza (l'attuale record del mondo di giavellotto è 98,48 metri). Ma perchè, poi, il declino? «Siamo molto poco attivi di questi tempi, e lo siamo fin dalla rivoluzione industriale», spiega McAllister, sostenendo che in precedenza gli uomini erano «molto più robusti di noi. »Il corpo umano è molto plastico e risponde alle sollecitazioni. Abbiamo perso il 40% delle diafisi delle nostre ossa lunghe perché abbiamo una massa muscolare molto minore. Non siamo sottoposti agli stessi carichi o sfide degli uomini dell'antichità o anche di un passato più recente, così i nostri corpi non si sono sviluppati. E anche il livello di allenamento dei nostri atleti di punta non si avvicina a quei livelli».
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