San Benedetto del Tronto - Non è solo che in via Val Cuvia manchi la manutenzione, è che in alcuni tratti a latitare è praticamente tutto. Marciapiedi, asfalti, senza contare ovviamente segnaletica e affini. La denuncia arriva da molti residenti della zona, il cuore del popoloso quartiere Agraria a sud della città, che hanno poco bisogno di parlare, basta che mostrino un paio di istantanee della situazione.
Un quadro che dipinge tanto cemento circondato da strade sterrate e tanta desolazione. “Per raggiungere la Salaria a piedi – affermano alcuni residenti – non abbiamo marciapiedi da calpestare ma non possiamo fare altro che percorrere la strada sul ciglio rischiando di venire investiti da qualche automobile di passaggio”.
Così ci si trova di fronte a situazioni da favelas. Donne che arrancano su strade brecciate con le buste della spesa in mano, bambini che giocano nel bel mezzo di deserti tratti di strada, attraversamenti pedonali improvvisati a causa delle totale assenza di strisce e, su tutto, la desolazione di un quartiere che, da tempo, denuncia uno stato di abbandono che non è mai stato risolto.
Addentrarsi poi nell’intricato grappolo di palazzi delle case popolari significa entrare in un labirinto che richiama le più estreme periferie delle metropoli, fato di colonne di cemento, spiazzi desolati e tanta sporcizia. E non cambia mai nulla. A mesi di distanza dalle prime denunce, per buttare l’immondizia occorre arrampicarsi su una collinetta di terra, perché qualcuno, da quelle parti, ha deciso che il bidone va messo lì: “Quando piove neppure i camion della Picenambiente riescono a raggiungerlo – afferma una signora che vive proprio sulla via e che di problemi, purtroppo, ne ha da vendere –. Affondano con le ruote sulla terra molle e non riescono più ad andare avanti. Io soffro di cuore, sono stata operata tre volte, e ogni volta, buttare l’immondizia, diventa un’impresa per me”.
E’ dell’area della torre mai nata che si sta parlando. C’è un'altra persona, un residente, che parla di situazioni apocalittiche: “Invito tutti – afferma – a venire qui quando piove. I tombini sono tutti intasati, li dobbiamo pulire noi perché qui non viene nessuno, e l’acqua finisce il più delle volte per inondare la via perché da una parte c’è la terra, che a un certo punto non regge più il carico di pioggia, e dall’altra manca un qualsiasi sistema di smaltimento. Così ad ogni pioggia forte ci ritroviamo praticamente inondati”.
E ancora, nello spiazzo che doveva ospitare la torre, c’è anche una stradina che conduce ad una ludoteca. Più che stradina, un sentiero fatto di sassi, che costeggia i palazzi che si affacciano su via Nenni e che sporge su quelli che sarebbero dovuti diventare garage e che non lo sono mai stati ma ospitano, ora, acquitrini, pantani e sporcizia. Quella strada, che per ovvi motivi non regge neppure alle piogge meno intense, è l’unica via di accesso esterna a quei locali. Via Nenni poi a un certo punto finisce. Si interrompe e riprende dieci metri più avanti. In mezzo, però, non c’è nulla. Ci sono la terra e le erbacce. Uno spazio che tra l’altro risulta essere proprietà privata di una cooperativa, inutilizzato e, in queste condizioni, inutilizzabile. (Emidio Lattanzi - corriereadriatico.it)
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