Sulla nautica sostenibile c'è un protocollo del 2007 sottoscritto dal ministero dell'Ambiente e da varie associazioni a cui ha aderito la prima area marina protetta quella del Regno di Nettuno (Ischia-Procida). Grande soddisfazione perché così si possono fare tutta una serie di cose sugli scarichi marini, le boe, le immersioni. Intanto al Salone di Genova si chiede una nuova legge sulle aree protette marine che non risultano evidentemente adeguate alla bisogna. E già qui c'è da chiedersi se queste aree protette nate o previste prima ancora dei parchi terrestri istituiti in base alla legge 394, non abbiano funzionato a dovere ed ancora non ci riescano - tanto che si parlato di stato preagonico - per carenza della legge e delle altre normative. Sembra una convinzione piuttosto diffusa perché anche il gruppo di lavoro del Senato che sta lavorando alla 394 ha preso le mosse proprio dalle aree protette marine per mettere a punto le prime proposte.
Che si lavori o si pensi che occorrono anche modifiche normative non è ovviamente un'idea strampalata ma sarebbe solo un alibi pretestuoso pensare che senza quelle modifiche dobbiamo assuefarci all'attuale stato comatoso delle aree marine. Non è la legge che ci lega le mani ma la politica - o la mancanza di una politica - nazionale. Resta un mistero poco gaudioso il fatto che anche aree protette marine istituite da anni siano ferme alle boe, o che aree marine per le quali dopo decenni era pronto il decreto istitutivo (vedi Meloria) siano state nuovamente rinviate o che per queste aree protette marine siano stati previsti organi di gestione dei più diversi tipi quasi si trattasse di una tavola calda dove ognuno può farsi il proprio menù (leggi ministero). Se poi -come sembra- ora si volessero tagliar fuori del tutto dalla gestione delle aree protette marine i parchi regionali, avremmo proprio una piccola rivincita di Calderoli che i parchi regionali voleva addirittura abrogarli.
Se quanto detto a qualcuno può apparire eccessivo e mosso solo da vocazione polemica lo invito a leggersi cosa è successo ancora una volta all'Arcipelago Toscano dove dalla notte dei tempi si arranca intorno alla istituzione di una area protetta marina in quel nel parco. Si veda cosa hanno scritto Elbareport e Greenreport sulla riunione del Giglio dove Tozzi ha dovuto far fagotto mentre la nuova maggioranza del Comune strologava sul fatto che il comune non riconosce la 394 e Roma e il mare è ‘nostrum'. Ci sarebbe da ridere - ma purtroppo sono cose serie- all'idea che un comune gestisce da solo il SUO mare come se si trattasse di un bagno dove mettere sdraie e ombrelloni e non uno spazio mediterraneo (all'interno del santuario dei cetacei che riguarda tre paesi) dove devi decidere sulla pesca, l'inquinamento, il traffico marittimo, la foca monaca. Gli effetti della salsedine sui leghisti sono davvero straordinari, ma non è che a Roma siano allarmati, tanto è vero che l'area marina dorme nel più assoluto disinteresse ministeriale. Spero che il consigliere Agresti così energico e tempestivo nel chiedere a Tozzi di andarsene intervenga altrettanto energicamente sul ministero. E spero che non consideri questa mia sollecitazione né monumentale né di parte. Di parte sono le sciocchezze che continuano ad avere diritto di cittadinanza tra forze politiche chiamate a doveri ben più seri. (Renzo Moschini)
PS: condivido pienamente questo riflessione che rafforza più che mai il mio personale desiderio di un Parco Marino del Piceno NON progetto politico ma un percorso da costruire e condividere tutti insieme nel rispetto dei fondamentali principi che regolano gli equilibri naturali di questo pianeta. (RG)
|