Pesce donato in beneficenza

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Venerdì, 2 Ottobre 2009

 

San Benedetto del Tronto - Sedici barche a terra, cento marittimi fermi per due giorni. Il motivo? Non vale la pena uscire in mare. Tra le banchine del porto riesplode la polemica legata al prezzo del pescato e all’assenza di regole per la vendita del pesca azzurro.

Chi arriva prima vende a più non posso così, chi sbarca un paio d’ore più tardi, si trova a far fronte a prezzi stracciati. Così, dall’inizio della settimana, sedici volanti hanno preferito centellinare le uscite in mare: “Non vale la pena – spiegano i marittimi – con quello che incassiamo a malapena riusciamo a pagarci il gasolio”. Sono usciti solo ieri mattina, dopo due giorni di stop, rimettendo così al lavoro i circa cento marittimi appiedati nelle giornate di martedì e mercoledì. E l’intenzione di ieri era quella di un’uscita dimostrativa finalizzata a regalare il pesce. Qualcuno lo ha fatto, dando alici e compagnia anche in pasto ai fortunati gabbiani, qualcun altro no. Il problema, ad ogni buon conto, resta.

E per una volta non sfocia nella solita guerra fratricida tra le varie categorie. Perché la questione sorge proprio per la ‘concorrenza’ tra lampare e volanti. Il pescato in questi giorni, è lo stesso con la differenza che le lampare rientrano al mattino e le volanti solo nel pomeriggio. Accade così che non esistendo quote di sorta, ognuno è autorizzato e libero di pescare e vendere le quantità che vuole. Il prezzo in questo modo crolla già dal mattino e per chi rientra nel pomeriggio con tanto di casse piene di pesce, restano soltanto le briciole. Vale a dire che, come ripetevano ieri mattina dagli approdi del molo nord, a malapena si riescono a coprire le spese vive dell’uscita in mare.

Per due giorni, così, sedici barche e cento marinai hanno preferito stare fermi limitando i danni economici. Nessuno scontro però tra le categorie. Sia dalle lampare che dai pescherecci a coppia la voce è unanime: occorrono regole. “Quote del pesce come chiediamo da anni alla Comunità Europea – rimarca Franco Bruni, lamparista e presidente di Abruzzo Pesca –. Sono almeno dieci anni che reiteriamo sempre lo stesso concetto a Bruxelles, abbiamo inviato tonnellate di richieste e di documentazioni ma, non sappiamo per quale motivo, le pratiche non riescono mai ad andare avanti”.

La richiesta è semplicissima, regolamentare la pesca ponendo un limite alle quantità di prodotto reperito dal mare. Come per le quote latte insomma. Un dispositivo che eviterebbe in questo modo il presentarsi di determinati problemi che, a dirla tutta, hanno vita limitata dal momento che l’invernata non favorisce l’attività delle lampare che, di conseguenza, nei mesi meno caldi dell’anno, lasciano campo libero alle volanti.

A livello locale qualcosa prova a muoversi, e lo confermano anche gli stessi addetti ai lavori ma il lavoro delle amministrazioni regionali non basta. Il vicino Abruzzo, a cui fanno capo anche numerosi lamparisti del porto sambenedettese, ha già affrontato la vicenda nel corso di una riunione che mercoledì mattina si è tenuta a Giulianova, la stessa cosa, con molta probabilità, accadrà nella prossime settimane anche nelle Marche, ma resta il fatto che i marittimi attendono notizie dagli uffici ministeriali di Roma e dalla Comunità Europea: “E’ lì che potrebbero essere prese tranquillamente queste decisioni – affermano all’unisono dalle lampare e dalle volanti – ma sembra che, da anni, non si riesca a venire a capo della vicenda”. (Emidio Lattanzi - corriereadriatico.it)

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