Roma - Le azioni che si stanno intraprendendo e quelle che i paesi dovrebbero concretizzare a Copenaghen forse non sono abbastanza per bloccare il disastro ambientale in atto: ''E' cruciale che si riconosca che dobbiamo ridurre l'anidride carbonica a 350 parti per milione (Ppm) se vogliamo evitare disastri per le generazioni future, solo cosi' infatti si potra' mantenere l'innalzamento previsto per la temperatura sotto la soglia di un grado''. E' il monito che arriva dal ''nonno del riscaldamento globale'', il climatologo per eccellenza che gia' due decadi prima degli altri presagiva scenari a tinte fosche sulla sorte del pianeta, James Hansen, direttore del Goddard Institute of Space Studies della Nasa a New Yorkin. Intervistato questa settimana dalla rivista Nature Reports Climate Change, Hansen sta per pubblicare il suo primo libro, 'Storms of My Grandchildren' che uscira' a dicembre, il cui titolo vuole porre l'attenzione sull'eredita' 'inquinata' che stiamo lasciando alle generazioni future. Secondo Hansen non solo non stiamo facendo abbastanza ma per di piu' gli obiettivi che i decisori si sono posti per ridurre le emissioni non sono sufficienti a salvare il pianeta; quindi per esempio il valore piu' ottimistico di 450 ppm di CO2 in atmosfera cui molti mirano non e' abbastanza contro il riscaldamento globale. ''La maggior parte delle azioni che i politici stanno intraprendendo sul fronte del clima non sono altro che operazioni di facciata - dichiara Hansen - ma in realta' stanno imbrogliando noi e loro stessi allo stesso tempo''. Hansen e' critico anche con il ddl sul clima in bilico al Senato americano che ritiene contenga misure insufficienti. Inoltre, afferma, l'uso di carbone non fa che aumentare: e' cresciuto negli ultimi anni tornando ad essere il principale responsabile delle emissioni di CO2. ''Stiamo tornando al carbone'', continua, e invece si dovrebbe dar spazio al nucleare che e' il male minore. Quanto ai gesti che ciascuno di noi puo' fare nel suo piccolo, conclude, per ridurre l'impatto sul clima, sicuramente mangiare meno carne e poi rendersi conto che quello che facciamo o non facciamo oggi lo patiranno i nostri nipoti. (ANSA)
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