Un sistema fognario
''inadeguato'' e una depurazione insufficiente:
l'Italia e' in ''grave ritardo sulle acque reflue'',
cosa che espone a rischi ''la salute e la sicurezza
dei cittadini''. E' da queste premesse che parte
Ermete Realacci, responsabile ambiente del Pd, nel
presentare (all'indomani della Giornata mondiale
dell'acqua) un' interrogazione sulle acque reflue ai
ministri dell'Ambiente, del Welfare e delle
Infrastrutture. Tre le richieste principali: la
predisposizione immediata di ''un programma di opere
infrastrutturali, un censimento sulle acque reflue
(dal 2005 manca una relazione ufficiale)'' e rendere
piu' efficienti i servizi idrici del Paese, magari
utilizzando parte dei fondi del pacchetto
infrastrutture. Questo, per adeguare i servizi di
fognatura e depurazione alla normativa europea
(evitando la procedura d'infrazione) e per
''assicurare protezione'' per ''la salute dei
cittadini e la tutela dell'ambiente''.
L'Italia rischia la
procedura di infrazione Ue per ''l'inaccettabile''
ritardo nell'adeguamento alla normativa per i 229
centri urbani sopra i 15.000 abitanti. Ora, ha due
mesi di tempo per rispondere su come intende mettere
riparo (cosa che avrebbe dovuto fare da oltre 8
anni), rileva Realacci. L'interrogazione presenta un
articolato dossier secondo il quale in quasi il 30%
della penisola manca un vero sistema di depurazione.
Soltanto 13 capoluoghi di provincia hanno un
servizio di depurazione che serve la popolazione
residente. Sono 5 i comuni in cui meno del 50% della
popolazione e' dotata di un depuratore.
La situazione e' critica
a Imperia (sprovvista di impianto), seguita da
Benevento, Catania, Palermo e Treviso. E poi
impianti dichiarati reflui a norma, ma in cui, come
a Trieste e a Bari, si rilevano valori superiori al
limite (125 mg/l). Il servizio di depurazione mostra
un livello di copertura inferiore rispetto a quello
di fognatura.
La media del servizio di
depurazione conforme si attesta al 72%, evidenziando
carenze e disomogeneita' regionale (Valle d'Aosta al
100%, Liguria o Veneto sotto al 40%). Il grado di
conformita' nazionale dei sistemi di depurazione e'
pari al 76% per gli agglomerati con scarichi in aree
normali e al 70% per quelli in aree sensibili. A
livello regionale emerge un quadro inadeguato ad
abbattere il carico inquinante: solo la Valle
d'Aosta raggiunge il punteggio pieno, solo 9 (su 14)
regioni presentano valori di conformita' superiori
al 90% e 3 regioni (Puglia, Liguria e Veneto) non
raggiungono la soglia del 50%.
La situazione e' piu'
problematica nelle aree caratterizzate da una forte
matrice antropica di cui si vede l'impatto antropico
soprattutto sull' ecosistema marino. Da registrare
un incremento nell'ultimo anno degli impianti piu'
sofisticati, di tipo terziario (da 71 nel 2005 a
78), che comprendono trattamenti successivi a quello
ossidativo e di sedimentazione, tra cui il processo
di abbattimento dei nutrienti (azoto e fosforo), uno
dei principali fattori d' inquinamento delle acque
superficiali. Oltre a risolvere problemi
igienico-sanitari, il recupero delle acque reflue
depurate e' un mezzo innovativo per un uso piu'
razionale della risorsa, necessario in questa fase
di crisi mondiale. Realacci, ricordando che ''la
stagione balneare e' alle porte'', chiede un segnale
''al governo'' per avviare ''un piano
infrastrutturale per adeguare lo stato dei servizi
di fognatura e di depurazione alle necessita'
dell'Italia''. (ANSA) |