Secondo il rapporto “The Status and distribution of freshwater biodiversity in southern Africa”, «Numerosi pesci, granchi, libellule, molluschi e piante acquatiche d’acqua dolce sono minacciati di estinzione in Africa australe se i suoi corsi d’acqua ed i suoi laghi non verranno protetti dello sfruttamento».
Lo studio del Programma specie dell’Iucn, condotto in collaborazione con l’Aquatic biodiversity and the South African national biodiversity institute, dimostra che il 7% delle specie della regione sono minacciate o già estinte. Una cifra destinata a crescere rapidamente se la salvaguardia delle specie di acqua dolce non sarà integrata nei piani di gestione e sviluppo. Secondo lo studio il 77% delle specie non è minacciato di estinzione ma sul 16% delle specie restanti non si hanno informazioni sufficienti per valutarne lo stato di conservazione.
Si tratta spesso di specie animali e vegetali di grande importanza anche come fonte di nutrimento per le popolazioni locali e che, nel caso dei molluschi, contribuiscono a purificare l’acqua potabile. Il direttore dell’unità per la biodiversità di acqua dolce dell’Iucn, William Darwall, ha detto ad Instambul: «Qui, al Forum mondiale dell’acqua dolce, si pensa all’approvvigionamento idrico soprattutto in termini di irrigazione, di energia idroelettrica e di acqua potabile. C’è la tendenza a dimenticare le specie viventi nell’acqua, ma non possiamo più permetterci di continuare a farlo. Vogliamo che i gestori utilizzino le informazioni della Lista Rossa Iucn delle specie minacciate per trovare il modo di l’impatto della valorizzazione delle risorse idriche sulle specie di acqua dolce».
Secondo il rapporto, «le 1.279 specie di acqua dolce dell’Africa australe dimostrano che il numero di specie minacciate di estinzione si accresce con il grado di sviluppo di un Paese. Sulle 94 specie minacciate dell’Africa australe, 78 si trovano in Sudafrica, il Paese più sviluppato della regione». Le specie di acqua dolce già estinte o in pericolo di estinzione in Africa australe sono: il 5,20% di piante (più il 20% con dati non disponibili - DD) l’1% degli insetti (4% DD); il 22% dei molluschi (più 9% DD); il 67% dei crostacei; il 6% dei pesci (4% DD); il 14% dei rettili (14% DD); l’11% degli anfibi (62% DD); il 2% degli uccelli acquatici (1% circa DD); il 13% dei mammiferi (7% DD).
Il documento rileva tre zone particolarmente ricche di biodiversità: la confluenza del corso superiore dello Zambesi con il Kwando e il Chobe al di sotto delle cascate Victoria, il Komati e il e Crocodile, affluenti del bacino dell’Incomati a Mpumalanga, in Sudafrica, e il bacino del Mbuluzi, sempre a Mpumalanga, tra il Sudafrica e lo Swaziland.
Inoltre, numerose zone umide e fiumi costieri dell’Africa australe ospitano specie endemiche che non si trovano in nessun altra parte del mondo, in particolare il fiumi Kunene e Kwanza sulla costa dell’Angola e il Rovuma, il Pungwe e il Buzi sulla costa del Mozambico.
«Se noi vogliamo veramente salvare queste specie, occorre proteggere i fiumi ed i laghi, considerando l bacini fluviali come un tutt’uno – spiega Mark Smith, direttore del Water programme dell’Iucn - Non possiamo tenere unicamente conto di alcuni tronconi perché hanno un interesse economico o naturale. Per ottenere dei risultati, occorre gestire l’insieme, utilizzando tutti gli strumenti di cui disponiamo per rispondere ai bisogni d’acqua delle popolazioni e della natura».
I risultati del rapporto, insieme a quelli di studi simili condotti nel resto dell’Africa, serviranno ad elaborare un pacchetto di linee guida per le buone pratiche destinate ad una gestione della risorsa idrica che tenga conto delle specie di acqua dolce al momento dell’attuazione di progetti idraulici in Africa.
Secondo la direttrice dell’Icn, Julia Marton-Lefèvre, «In africa potremmo evitare benissimo una crisi di estinzione. La maggior parte degli utilizzatori non hanno preso in considerazione le specie di acqua dolce semplicemente perché non hanno le informazioni necessarie. Speriamo che questo farà valutare meglio le cose e dimostrerà che le risorse idriche del continente africano possono essere valorizzate senza provocare migliaia di estinzioni». (greenreport.it)
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