Le probabilità di vedere realizzati gli scenari peggiori del cambiamento climatico, tra quelli ipotizzati dall'IPCC (Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite), stanno aumentando a vista d’occhio. I tassi di gas serra salgono a ritmi imprevisti, le temperature medie globali andranno probabilmente oltre i due gradi di aumento entro il secolo, il livello dei mari potrebbe superare il mezzo metro di crescita, causando l’esodo di centinaia di milioni di persone dalle isole e dalle zone costiere inondate. L’ennesimo allarme climatico è stato ripetuto a Copenhagen, a conclusione della conferenza internazionale che ha riunito la settimana scorsa 1600 climatologi da più di 70 paesi, per iniziativa dell'International Alliance of Research Universities (IARU), un’associazione fra le più importanti università di tutto il mondo. Due anni dopo la pubblicazione del quarto rapporto dell'IPCC, che aveva fornito la sintesi della scienza climatica fino al 2006 e alcuni dei più probabili scenari di cambiamento climatico, il congresso di Copenhagen ha voluto offrire un aggiornamento che tiene conto dei passi avanti compiuti dalla ricerca in questo complesso settore, sia sul fronte più strettamente scientifico e tecnico, sia su quello delle politiche da mettere in atto per fronteggiare il cambiamento climatico.
SEI RACCOMANDAZIONI - Tirate le somme, i 1.600 esperti hanno deciso di consegnare ai governi del mondo un messaggio articolato in sei raccomandazioni. Il testo definitivo sarà consegnato nel prossimo mese di giugno, ma intanto ne sono state anticipate le parti essenziali. Il primo avvertimento riguarda le emissioni globali dei gas serra, che sono in salita, soprattutto nei Paesi di nuova industrializzazione: proprio questi dati rendono sempre più probabili i peggiori scenari tra quelli prospettati due anni fa dall'IPCC. Parametri quali l’aumento della temperatura media globale della superficie terrestre, l'innalzamento del livello medio globale dei mari, la riduzione dei ghiacci artici, l'acidificazione degli oceani e la frequenza di eventi climatici estremi, non possono che peggiorare, accrescendo il rischio futuro di cambiamenti climatici bruschi e irreversibili. Nel secondo avvertimento si sottolinea come le società, soprattutto quelle più povere, si dimostrino molto vulnerabili ai cambiamenti climatici: saranno esse a soffrire di più sia quanto a perdite di vite e beni, sia perché costrette a esodi biblici. La necessità di interventi rapidi e efficaci, da attuare possibilmente entro il 2020, coordinandoli a livello globale e regionale, è contenuta nella terza raccomandazione del documento. Più deboli saranno gli obiettivi per il 2020, più alti i rischi e più difficile sarà agire efficacemente dopo. Ritardare l'inizio di azioni di mitigazione e adattamento, equivarrà ad aumentare significativamente i costi sociali ed economici richiesti dopo. I cambiamenti climatici, si legge nella quarta raccomandazione, avranno, ed hanno già oggi, effetti diversi in diverse aree del pianeta. Le strategie di adattamento e di mitigazione, se vorranno essere efficaci, non potranno evitare di tenere in considerazione queste differenze che rendono alcune popolazioni e alcune aree del pianeta molto più vulnerabili di altre.
SOSTENIBILITÀ - Gli strumenti per fronteggiare efficacemente le sfide dei cambiamenti climatici ci sono già, è scritto nel quinto avvertimento, sono di carattere economico, tecnologico, comportamentale, gestionale, ma devono essere energicamente messi in atto allo scopo di decarbonizzare, cioè limitare drasticamente l’uso dei combustibili fossili. Il sesto ed ultimo avvertimento esorta a ridurre l'inerzia dei nostri sistemi socio-economici, per rendere concreta la transizione verso norme e pratiche che rafforzino la sostenibilità ambientale in ogni settore, industriale e civile. Da Londra, dove si trovava per una conferenza, l'ex viepresidente americano e premio Nobel per la Pace Al Gore ha fatto sapere di avere positive informazioni sull'evoluzione delle trattive che dovrebbero portare entro dicembre, sempre a Copenhagen, alla stipula di un nuovo accordo climatico gobale. "Il cambiamento di rotta dovuto alla nuova politica abientale del presidente Obama sarà determinante", ha assicurato Gore. (Franco Foresta Martin - Corriere.it)
|