Da Andrea Marinucci, consigliere comunale dei Verdi, pubblichiamo quanto segue:
Fra tante opere inutili, insensate e dannose, gli inceneritori (termine tramutato magicamente in termovalorizzatore) sono oramai una delle più tragiche. I difensori di questi sistemi di avvelenamento a norma di legge, stanno tentando di dimostrare la quadratura del famoso cerchio, nonostante lo smascheramento della truffa che accomuna i rifiuti alle energie rinnovabili, i ricercatori e i medici che mettono in guardia sulle gravissime conseguenze per la salute, la lampante anti-economicità degli inceneritori.
Fra le tante storielle che raccontano, costoro affermano che gli inceneritori non sono in contraddizione con la raccolta differenziata: una persona qualsiasi, non un genio, capirebbe al volo che le due cose non possono stare insieme.
I rifiuti è meglio ridurli alla fonte, producendone meno,e riciclare il più possibile i residui materiali post-consumo. Ma più si riducono e più se ne riciclano, meno materiale ci sarà per alimentare gli inceneritori, che già hanno bisogno di sovvenzioni pubbliche per diventare redditizi, figuriamoci se non dovessero lavorare a regime rispetto alle loro potenzialità.
Quindi è chiaro che più si riduce e si ricicla e meno gli inceneritori hanno senso di esistere. Un recente studio internazionale in materia ha dimostrato che se si raggiungesse la media del 65% di raccolta differenziata non ci sarebbe più bisogno di ulteriori discariche e/o termovalorizzatori.
I fautori della combustione assistita dal denaro dei contribuenti (Cip6) a parole si affannano a sostenere che non è vero, nei fatti fanno di tutto per impedire che la raccolta differenziata superi le percentuali che non consentirebbero di riempire bene e costantemente i forni. Un esempio emblematico è il testo di una convenzione relativa alla costruzione di un inceneritore nel Grossetano: più rifiuti si porta al mostro che espelle rifiuti tossici, diossina, nanoparticelle nocive, e meno si paga, viceversa meno se ne portano e più si paga!
Per lo smaltimento del residuo del differenziato è meglio utilizzare impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB). In questi impianti è prevista una fase di degradazione biologica che trasforma gli scarti più degradabili in anidride carbonica e acqua se il trattamento avviene in presenza di ossigeno, o in anidride carbonica e metano (biogas) se avviene in carenza di ossigeno.
Dopo questo trattamento, che dura circa 20 giorni, restano gli scarti non biodegradabili che vengono intercettati dai sistemi meccanici che separano vetro, carta, plastica, metalli e inerti. Studi promossi dall'UE dimostrano che il Tmb provoca la riduzione di 480 Kg di gas serra ogni tonnellata di rifiuti trattata.
Se si riuscisse ad arrivare ad una società a Rifiuti Zero, poco male per gli impianti Tmb, che ammortizzano gli investimenti in 5 anni di attività, mentre a un inceneritore ne occorrono 20 di esercizio a pieno regime.
I vantaggi degli impianti Tmb risultano ancora più netti se si considerano le emissioni di sostanze tossiche. Si riporta le stime pubblicate nel 2004 dal Dipartimento dell'Ambiente del Regno Unito ( i valori sono in milligrammi per tonnellata).
Polveri: incenerimento 38 Tmb 5.
Acido cloridrico: incenerimento 58 Tmb 1,2
Ossidi d'azoto: incenerimento 577 Tmb 78.
Ossidi di carbonio: incenerimento 134 Tmb 78.
Ma è sul fronte della produzione di diossine (notoriamente cancerogene per l'organismo umano) che il trattamento a freddo vince definitivamente la sua sfida: l'incenerimento nelle migliori condizioni produce 400 nanogrammi di diossine per tonnellata mentre il Tmb 40 che scende addirittura allo 0,1 se viene fatto il trattamento dell'aria con biofiltro.
Va ricordato infine che un impianto Tmb può costare fino al 75% in meno di un inceneritore. Solo i sussidi pubblici (magari truffaldini,come quelli del Cip6) garantiscono la loro sostenibilità economica che, come ha ricordato il Wall Street Journal, "sono il metodo più costoso di smaltimento rifiuti". (ilquotidiano.it)
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