Un duplice appello, al ministero delle Politiche agricole e al ministero della Salute, per rilanciare una nuova sinergia nella lotta alla grave moria che sta affliggendo il mondo apistico: questa la strategia promossa dalla Fai (Federazione apistica italiana) durante il convegno 'Agricoltori e veterinari - nemici o alleati dell'apicoltore?', svoltosi ieri a Piacenza, nell'ambito del 26/mo Apimell, la Fiera nazionale dell'Apicoltura. ''E' come una emorragia - ha detto il presidente Fai Raffaele Cirone - ma sta nel confronto costruttivo, nel reciproco rispetto tra operatori del mondo apistico, dell'agricoltura e della sanita', della ricerca e delle istituzioni, la formula per porre rimedio al grave degrado del patrimonio apistico italiano''. Al ministero delle Politiche agricole la Fai ha chiesto di promuovere una campagna di sensibilizzazione del mondo agricolo sull'utilita' delle api, di ripristinare i bollettini fitoiatrici, di coinvolgere le organizzazioni nel monitoraggio della moria; al ministero della Salute e' stato invece chiesto di adottare una politica sanitaria favorevole agli apicoltori, di vigilare sul rispetto delle regole, di rivedere il Regolamento di polizia veterinaria, di semplificare le regole amministrative e di sostenere il peso economico per l'acquisto di prodotti utili al risanamento degli alveari colpiti.
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California del Sud
in fiore e finalmente tornano le api
BUONE notizie dagli Stati Uniti:
nella California del Sud,
ricoperta ora di campi e alberi
fioriti, sono tornate le api;
proprio lì dove avevano iniziato
a scomparire tre anni fa facendo
preoccupare ambientalisti ed
esperti climatici. Un allarme
esteso anche all'Europa, che non
aveva risparmiato neppure
l'Italia, dove nel giro di un
anno la popolazione delle api si
è dimezzata.
Nel 2006 negli Stati Uniti fu
lanciato il primo grido
d'allarme perché gli insetti si
erano presentati
all'appuntamento con la
primavera a ranghi molto
ridotti: dal 30 al 50 per cento
in meno. I fiori si seccavano e
cadevano dagli alberi, gli
agricoltori erano disperati e
gridavano alla catastrofe. Ci fu
chi citò la frase attribuita ad
Einstein: "Se l'ape scomparisse
dalla faccia della terra,
all'uomo non resterebbero che
quattro anni di vita". Fatti i
conti, fino al 2010.
Ora, a tempo quasi scaduto, il
pericolo sembra scongiurato.
Questa primavera, di fronte ai
miliardi di fiori sbocciati si
sono inaspettatamente schierate
intere divisioni di api operaie
pronte a fare il loro dovere
fino in fondo e a salvare, così,
il mondo, l'umanità, ma
soprattutto il ricchissimo
mercato delle mandorle
californiane, pari all'80 per
cento delle mandorle di tutto il
mondo.
La ragione per cui siano tornate
rimane un mistero, come ancora
non si è chiarito il motivo
della loro scomparsa: si è
parlato degli ogm,
dell'inquinamento, dell'effetto
serra, dei pesticidi e dei
cellulari. Una ricerca
commissionata dalla Fao
conclude: "per la maggior parte
dei tipi di impollinatori i dati
a lungo termine della
popolazione sono insufficienti,
ed incompleta è la conoscenza
della loro ecologia di base".
Tradotto: non si sa. Forse ha
ragione chi ha fatto notare in
questi anni che si può parlare
di una serie di fattori
incrociati, dall'insorgere di
alcune epidemie negli alveari al
fatto che in California le api
si nutrono sempre degli stessi
nettari (mandorle e grano), il
che le ha alla lunga debilitate.
Sul ritorno in massa delle api
potrebbe aver influito, in modo
indiretto, anche la crisi
economica. Tra agosto e dicembre
i prezzi delle mandorle sono
crollati del 30 per cento, gli
agricoltori hanno tagliato i
costi e si sono messi a dar loro
la pastura alle api autoctone
senza "assumerne" di stagionali.
Ne hanno migliorato la dieta,
così, ed aumentato il numero,
facendo tirare un sospiro di
sollievo a tutti. (repubblica.it)
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