“Making Marine Science Matter” è il tema scelto dal primo International Marine Conservation Congress che inizia oggi a Washington per terminare il 24 maggio e che punta ad affrontare gli impegni più urgenti per l’ambiente marino. A Washington si sono dati appuntamento decisori politici, scienziati e gestori di ambienti marini per scambiarsi idee e trovare modalità in grado di rispondere ai problemi planetari e l’Iucn assicura che sarà presente «per mettere in rilievo l’importanza delle aree protette e di misure di precauzione al fine di proteggere i nostri oceani dal cambiamento climatico, dall’acidificazione e dagli utilizzi umani intensivi. Non possiamo permetterci un fallimento».
Il congresso punta a mettere in pratica le acquisizioni scientifiche riguardanti la salvaguardia ambientale ed affronterà soprattutto i temi del cambiamento climatico, della povertà e della globalizzazione, delle aree marine protette, della pesca e dell’acquacoltura e dei servizi eco sistemici di base. Il Congresso di Washington ospiterà anche il secondo International Marine Protected Areas Congress (IMPAC2) che riprenderà gli impegni e la prospettiva dell’IMPAC1 che si è tenuto nel 2005 a Geelong, in Australia.
«Il cambiamento climatico sarà un tema centrale della riunione – dicono gli organizzatori dell’IMPAC2 - Mentre il mondo ha bisogno di un accordo su drastici tagli delle emissioni di gas serra, c´è molto che può essere fatto in ambito marino per adattarsi ai cambiamenti climatici e ad aumentare la capacità dei nostri oceani di assorbire carbonio. Per questo è centrale il mantenimento di un sano funzionamento degli ecosistemi marini, come le barriere coralline, il che li rende resistenti alle temperature in aumento e alla crescente acidificazione degli oceani».
I riflettori di IMPAC2 sono puntati anche sullo sviluppo di zone tutelate a mare e sulla loro gestione efficace. Un altro tema che verrà affrontato sarà quello di come identificare e proteggere biologicamente le aree d´alto mare più significative e vulnerabili, soprattutto quelle che si trovano in acque internazionali. I due congressi complementari saranno l´occasione per fare un bilancio delle sfide che deve affrontare la salvaguardia degli oceani, condividere le conoscenze e mettere in mostra le più recenti soluzioni e le nuove iniziative nel campo delle aree marine protette.
Dan Laffoley, a capo del settore mare della World Commission on Protected Areas, spiega che «Meno dell’1% degli oceani del pianeta sono coperti da aree marine protette, il che è una catastrofe e catastrophe immanente. Il fatto che agire in ambienti subacquei è poco visibili, non è una ragione per ignorarli, è il tempo di estendere le aree protette marine e di salvare i nostri oceani da minacce come la sovra-pesca e il cambiamento climatico».
Anche per Carl Gustaf Lundin, responsabile del Global Marine Programme dell’Iucn, «Il cambiamento climatico è già una realtà, non possiamo quindi permetterci di non cercare le risposte. Degli oceani in buona salute permettono di rispondere meglio agli effetti del cambiamento climatico, quali il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani».
Il problema vero è che il mare è di tutti e quindi di nessuno, o meglio di pochi, e che occorre «Mettere un po’ d’ordine in alto mare», come dice l’Iucn. Secondo Kristina Gjerde, High Seas Policy Advisor dell’Iucn, «L’alto mare e i9 fondali marini al di fuori della giurisdizione nazionale restano dei territori non regolamentati. Occorre identificare e poi proteggere delle zone biologicamente importanti in questi settori lontani ma cruciali, bisogna farlo subito». (greenreport.it)
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