Il cambiamento climatico, l'ambiente, lo sviluppo sostenibile. Sono queste le tematiche più importanti di cui si è discusso di recente al G8 di L'Aquila, e che il prossimo ottobre saranno sul tavolo della Conferenza mondiale sul clima di Copenhagen. In questa intervista esclusiva, facciamo il punto della situazione con Gaetano Leone, vicedirettore Europa del Programma per la protezione dell'ambiente delle Nazioni Unite (Unep).
Dottor Leone, il global change è una delle sfide più importanti di questo secolo. Come procedono le iniziative per tenerlo sotto controllo?
I cambiamenti climatici sono la sfida di questa generazione. Una sfida che noi delle Nazioni Unite, come Programma per l'ambiente, stiamo affrontando con forza. E' un problema che speriamo sia adesso capito e discusso da tutti, dall'opinione pubblica e dai governi. E che vedrà il momento clou del dibattito a Copenhagen. Qui ci sarà una Conferenza sul cambiamento climatico alla ricerca di soluzioni e chiari impegni da parte dei governi e di tutti i partners.
Perché è così difficile mettere d'accordo i governi su un tema che è fondamentale e universalmente riconosciuto?
Perché ci sono tanti interessi. Purtroppo fino a poco tempo fa si è sempre guardato all'ambiente come ad un elemento separato dalla vita dell'uomo. Solo ora si comincia a parlare di economia verde, di interventi che vadano in tutte le direzioni. le crisi recenti della finanza, dell'acqua, del cibo hanno semplicemente acuito una situazione ambientale preesistente. E hanno finalmente portato a galla l'idea che non si può parlare di economia senza parlare di economia e viceversa.
Ambiente ed economia possono convivere?
Certamente. Sono due aspetti interdipendenti. Noi, come Nazioni Unite, stiamo mandando un messaggio chiaro a governi, regioni e istituzioni: usare gli enormi sforzi per risolvere la crisi economica ma allo stesso tempo coinvolgere altri aspetti, come la lotta alla povertà, soluzione di problemi di carenza idrica, lavoro, accesso all'educazione eccetera. In altre parole, quello che si chiama sviluppo sostenibile.
Non c'è sviluppo sostenibile senza tecnologia. Da questo punto di vista gli italiani sono molto avanti. Per esempio, attraverso il lavoro del Comitato Evk2cnr, hanno l'unica rete di monitoraggio atmosferico in alta quota, la cosiddetta Share. Che ne pensa?
430Penso che sia un'iniziativa assolutamente meritoria, dovuta e urgente. Come Onu siamo felic issimi di essere associati a questa iniziativa che è finanziata dal governo italiano, con il quale abbiamo una lunga storia di collaborazione. Contiamo di trarre vantaggio dalle enormi ricchezze di conoscenza che sono gli istituti italiani di ricerca.
Come è stata accolta quest'iniziativa in campo internazionale?
L'assemblea generale delle Nazioni Unite proprio l'anno scorso aveva diffuso una
risoluzione in cui richiama l'attenzione dei governi e dei partners, in particolare del mondo scientifico, a lavorare insieme con le popolazioni per trovare soluzioni al problema dei mutamenti climatici. Ripeto era un'iniziativa dovuta e urgente. Ed è stata un successo.
In che direzione si andrà ora?
Di grande impulso a iniziative come questa. Vede, un anno fa, alla conferenza di Padova, ci chiedevamo se le montagne fossero indicatori dei cambiamenti climatici. Ora dopo un anno, grazie al supporto del governo italiano e del Comitato Evk2cnr, siamo già al punto di celebrare il lancio di un'iniziativa che metterà insieme un sistema di monitoraggio proprio per quegli indicatori, e che quindi ci darà una valanga di informazioni che saranno
essenziali per risolvere il problema. (scienze.tv - WP)
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