Se ci affidiamo alle cronache non è facile capire quel che sta succedendo nei parchi e in genere nelle aree protette. D’altronde non è che sia facile in questo momento capire cosa sta succedendo e cosa si ha in serbo per le istituzioni in genere. E’ vero che si inneggia da più parti al federalismo ma quel che sta bollendo in pentola per regioni ed enti locali di federalista ha poco o niente: tempi duri insomma e massimamente confusi. Torniamo ora ai parchi per i quali al suo arrivo al ministero il nuovo ministro Prestigiacomo aveva preannunciato una nuova stagione aperta a un non meglio specificato coinvolgimento dei privati che avrebbe dovuto alleviare anche le crescenti difficoltà finanziarie.
Anche per questo Federparchi e altri avevano sollecitato la convocazione della terza Conferenza nazionale dei parchi così da poter capire il senso di marcia per un ‘sistema’ a cui non giova evidentemente l’incertezza sul suo futuro.
Ma il ministero finora ha preferito lasciar correre così il disagio dovuto alle incertezze e alle crescenti difficoltà si è fatto più palese e lo si tocca con mano. Il che appare tanto più contraddittorio dinanzi ad eventi anche tragici come il terremoto dell’Aquila che fanno ‘riscoprire’ all’opinione pubblica e persino a qualche ministro che i parchi possono giocare un ruolo importante anche in situazioni tanto drammatiche. Ruolo che trova conferma anche nel recente riconoscimento delle Dolomiti quale patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco.
I parchi delle dolomiti come quelli della catena alpina hanno infatti svolto e continuano a svolgere un ruolo determinante nella tutela di ambienti così straordinari e unici. Sempre la cronaca ci ricorda che l’avvistamento della foca monaca all’isola del Giglio riguarda un’area protetta internazionale –il santuario dei cetacei- dove operano anche numerosi parchi e aree protette nazionali, regionali e locali chiamati oggi a nuove responsabilità in conseguenza anche della recente nuova legge del parlamento europeo sulla gestione integrata delle coste del Mediterraneo. Lo stesso documento sulla biodiversità presentato dal ministero al G8 di Siracusa riconosce d’altronde questo ruolo fondamentale dei parchi e delle aree protette.
Invece da Roma non solo non arrivano nuovi segnali ma continuano pervenirne di allarmanti e comunque poco coerenti. Intanto per iniziativa di ministri e autorevoli esponenti della maggioranza si sta armeggiando, ad esempio, sulla caccia per tentare –nuovamente- di creare difficoltà proprio ai parchi.
Sulle aree protette marine –anche quelle che sono in lista d’attesa da decenni –vedi la Meloria- c’è stato un nuovo rinvio. La scusa è sempre la stessa e cioè che mancano i soldi. Ora che il piatto pianga lo sappiamo tutti ma piange in tutta
Europa e piange pure –eccome- per le regioni e gli enti locali. Ma in Europa e in molte nostre regioni ai parchi vengono destinate oggi risorse per valorizzarne e rafforzarne il ruolo. Vedi la Liguria, gli impegni di Burlando, ma anche il Piemonte, l’Emilia-Romagna.
Si ha insomma l’impressione – molto di più di una impressione - che le difficoltà economiche che sono ovviamente reali, siano però usate anche pretestuosamente per non fare quello che va fatto e che non riguarda solo il bilancio. Questo è il punto. Come giudicare altrimenti – fuori da questa logica - la proposta del nuovo codice delle autonomie confezionato dal federalista Calderoli che vuole sopprimere i parchi regionali, quelli a su cui molte regioni stanno investendo? Qui appare chiaro che per qualcuno il sacrificio dei parchi rientra in una operazione tutta politica di contentino alle province della cui abrogazione si è tornati a parlare.
Non le abroghiamo ma diamo loro da fare quello che fanno oggi i parchi regionali. Ora il fatto è che non solo la soppressione dei parchi regionali in ogni caso non può deciderla Calderoli, ma qualora le regioni decidessero anche di farlo quelle funzioni non le erediterebbe nessuno. E’ sorprendente che ancora non si sia capito che i parchi non hanno eredi; se li abroghi quelle funzioni ‘speciali’ non vanno a nessuno perché apprtengono ‘solo’ al parco, punto e basta. Insomma è una promessa da marinaio... del Po.
Di sorprendente però c’è soprattutto il silenzio del ministero che si affianca a quello sugli effetti del nuovo codice del paesaggio che penalizza pesantemente i piani dei parchi sottraendogli la parte paesaggistica. E qui non si più scomodare il piatto che piange. Il ministero deve dirci perché tace e se ne infischia. Ma devono dircelo più chiaramente anche molte regioni.
A questo punto possiamo rispondere anche alla domanda del titolo; i parchi danno fastidio a tutti coloro che oggi non vogliono un governo del territorio imperniato sulla ‘leale collaborazione’ istituzionale di cui i parchi sono l’espressione più innovativa e qualificata. (di Renzo Moschini - greenreport.it)
PS: per non parlare dei poteri economici locali che, concentrati esclusivamente sui loro profitti, contribuiscono notevolmente all'imbarbarimento dell'opinione
comune. Le emergenze quando arrivano - e arrivano -
diventano poi ulteriore motivo di nuova vergognosa
speculazione. (RG)
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