Mare, alpi, parchi chi decide e dove?

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Martedì, 7 Luglio 2009

 

Non è facile raccapezzarsi in quello che sta succedendo nei rapporti tra Stato, regioni ed enti locali a proposito di questioni anche molto delicate e importanti. Che le regioni interrompano i rapporti con il governo perché a Roma fanno come gli pare è già una notizia che dovrebbe meritare qualche reazione specie nel momento in cui i vessiliferi padani annunciano l’imminente sbarco dell’agognato federalismo. Tanto più se il ministro Ronchi denuncia i nostri ritardi nella presentazione in sede comunitaria di progetti idonei a non farci perdere importanti finanziamenti. Scarsa è, infatti, la capacità complessiva dei nostri ministeri, regioni ed enti locali a presentare progetti degni di questo nome; la metà è di taglia che non supera i 5000 euro. Roba da non crederci!

 

Mentre registriamo questo stato di cose sconfortante due fatti casualmente coincidenti; il riconoscimento delle Dolomiti come patrimonio dell’umanità e l’avvistamento della foca monaca all’isola del Giglio ci ricordano che il nostro paese è impegnato con la Convenzione alpina e il Santuario dei cetacei sul piano internazionale in trattati e progetti importantissimi di tutela ambientale. Impegni che dopo il G8 di Siracusa sulla biodiversità e l’imminente appuntamento di Copenaghen ci richiamano ad un ruolo a cui stiamo facendo fronte malamente, tra strambe polemiche e inadempienze politiche allarmanti. Mentre infatti sul fronte della tutela marina e alpina ai parchi viene richiesto un ruolo sempre più incisivo anche sul piano internazionale a Roma finora non si pensa a mettere mano a quella progettazione che il ministro Ronchi ci dice languire penosamente.

 

Infatti ci si è limitati a ricordare da parte del ministro Prestigiacomo che il piatto piange e quindi è inutile agitarsi per la aree protette marine che possono aspettare. Intanto, altri ministri i parchi vogliono sopprimerli per togliere il disturbo e il ministro dell’ambiente non pare ci trovi nulla di strano a differenza del presidente Burlando che torna a ribadire che lui i parchi regionali li difende perché lavorano bene. Come non si trova nulla di strano che altri ministri usino a loro volta il grimaldello della caccia per dare un altro bel colpo alle politiche di tutela delle nostro aree protette.

 

Possibile che a nessuno sia venuta l’idea di sedersi intorno ad un tavolo – visto che della terza conferenza nazionale dei parchi si sono perse anche le tracce - per vedere cosa fare. Se qualcuno lo ha dimenticato per far questo non servono né altre leggi né trovate dell’ultima ora. Le leggi che abbiamo bastano e avanzano anche dopo la manomissioni apportate anche in questo caso nel più assoluto silenzio ministeriale e non solo. Qualche polemica e scusa in meno e qualche impegno in più non guasterebbe. (Renzo Moschini)

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