Dopo una giornata al mare, il pranzo, il pisolino pomeridiano, però, li ha rigenerati. Le pile sono cariche: dobbiamo trovare un modo per stancarli.
Dobbiamo trovare un posto, all'aria aperta, dove "scioglierli" e lasciarli liberi di stancarsi prima di cena. Un parco pubblico, scivoli, altalene e pseudo quadri svedesi dove farli correre ed arrampicare sono il luogo ideale. La nostra fortuna (mica tanto) è di averne uno a pochi metri da casa: il parco "Varo Ristori".
Ricordo, adesso divago un po', ma capirete presto perché, che nel film di Mel Brooks "Frankenstein Junior" ogni volta che Frau Blücher viene nominata, i cavalli nitriscono terrorizzati, e lo stesso accade ai miei figli, quando nomino "Varo Ristori" con la sola eccezione che anziché nitrire si esibiscono in una serie di versi disgustati.
Il perché è presto detto: faccio due passi e constato di persona le condizioni pietose in cui è ridotto.
Alle
18.15 il parco è deserto, non vi è un
bambino, ma neanche un cane, un
extracomunitario in cerca di refrigerio
all'ombra dei pini dopo aver battuto le
spiagge o, addirittura, un alcolizzato
che stia smaltendo la sua sbornia. Tutti
si tengono a debita distanza.
A meno di un chilometro in linea d'aria
ce un altro parco, ha paradossalmente
meno giochi di questo, è il parco
"Eleonora", ma è strapieno di bambini.
Credo che Varo Ristori dovrebbe suonare come Frau Blücher, anche alle orecchie del nostro Sindaco o dell'Assessore alle Politiche Sociali o che so io chi. Magari alle orecchie di tutta la Giunta, visto che sia il parco sia le zone limitrofe sono l'esempio lampante di una partita persa dell'Amministrazione Comunale. La partita della partecipazione dei cittadini alla vita di comunità, la perdita lampante di un diritto per tutti i bambini di quella zona, e ce ne sono tanti in quella zona, di un loro diritto fondamentale: il diritto di "cittadinanza", cioè vivere e utilizzare ogni parte della loro città in maniera autonoma.
Il
degrado di quella zona è a livelli
estremi: bottiglie, sporcizia e qualche
volta qualche siringa usata. La
staccionata divelta e chiodi e viti
pericolosamente esposti.
Sono un appassionato di street art, ma
sui muri vicini al parco non ci sono
graffiti, solo scarabocchi e per fortuna
il mio bimbo più grande (sei anni a
settembre) non se la cava ancora bene a
leggere...
Le telecamere appese a tre pali fanno
sorridere e fanno venire rabbia: non
serve un controllo o, meglio, cioè
peggio: la minaccia del controllo.
Serve responsabilizzare le persone, i
ragazzi, i bambini all'uso delle cose,
in particolare delle cose pubbliche, e
il modo migliore per farlo e ascoltarli
e (poi) coinvolgerli nella gestione e,
conseguentemente, nell'utilizzo degli
spazi.
Un utilizzo attivo e non passivo.
Non: tieni eccoti un parco giochi,
giocaci
Ma: ho pensato di fare un paco giochi,
come lo facciamo? Cosa ci mettiamo? e,
soprattutto: che ci facciamo? Cioè:
oltre ad essere un parco quale attività
vuoi che ci siano portate? (ludobus,
animazione itinerante, ludoteca
itinerante, attività ricreative e
culturali)
Non parliamo solo di "bilancio
partecipato", è facile riempirsi la
bocca e richiede un impegno relativo,
parliamo di qualcosa di più complesso
come: "cittadinanza partecipata", molto
più impegnativo, ma dai risultati più
soddisfacenti!
Qualche centinaio di metri più in la, tutto questo ha dato i suoi frutti: il parco Eleonora è un "vero" luogo pubblico, senza telecamere, ma con tanti occhi vigili: quelli dei cittadini che tengono al parco, perché è "anche" il loro parco. (Alessandro Bruni - ilquotidiano.it)