Roma - L’Italia investe poco e male nella ricerca sulle malattie dimenticate e sulla tubercolosi. È quanto emerge dal rapporto "Tubercolosi: omissione di soccorso - L'impegno per gli investimenti italiani nella ricerca e lo sviluppo di nuove terapie contro una malattia globale", curato da Medici Senza Frontiere (MSF) in collaborazione con il Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria Sociale (Cergas) dell'Università Luigi Bocconi, con la prefazione di Silvio Garattini, Direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" e l’introduzione a cura di Pietro Marcenaro, presidente della Commissione del Senato per i diritti umani.
Il rapporto – che è stato presentato questa mattina nel corso di un dibattito organizzato dalla Commissione Straordinaria per i Diritti Umani del Senato e da MSF presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica – esamina le diverse fonti di finanziamento della ricerca sanitaria in Italia e analizza in particolare il sistema di finanziamento della ricerca e sviluppo di nuovi farmaci o strumenti diagnostici per la tubercolosi (TBC), la malaria e le altre malattie tropicali dimenticate.
Il governo italiano destina complessivamente alla ricerca 427,8 milioni di euro, comprensivi di 46,8 milioni di euro derivanti dal 5x1000, una quota irrisoria se paragonata all’investimento in ricerca fatto nel corso del 2006 dalle Fondazioni bancarie (171 milioni euro) e gli 1,07 miliardi di euro allocati dalle aziende farmaceutiche (dato Farmaindustria 2005) in attività di ricerca e sviluppo di nuovi farmaci.
“Tra poche settimane in Italia si svolgerà il G8”, commenta Pietro Marcenaro, presidente della Commissione del Senato per i diritti umani. “È in quella sede che il nostro paese può rinnovare il proprio impegno e sollecitare l'attenzione dei Grandi del pianeta affinché certe malattie richiamino l'attenzione e la responsabilità di tutti. Naturalmente le condizioni perché questa ambizione sia legittima è che, come oggi non avviene, gli impegni assunti e le parole date siano rispettate. E che non capiti che le risorse destinate allo sviluppo dei paesi più poveri, in particolare dell'Africa sub-sahariana, invece che aumentare diminuiscano”.
“Secondo i dati raccolti da MSF, nel corso del 2007 sono stati allocati per la tubercolosi e altre malattie trascurate, ma non sempre realmente spesi, 31,131 milioni di euro, pari allo 7,27% del totale dei fondi destinati alla ricerca”, dichiara Raffaella Ravinetto, Presidente di MSF. “L’irrisorietà della cifra è a dir poco sconcertante quando pensiamo che la tubercolosi uccide ogni anno 1,7 milioni di persone, ne contagia nove milioni e si presenta oggi con nuovi volti ancora più difficili da combattere, come la co-infezione HIV-TBC e la diffusione di ceppi resistenti ai farmaci”.
MSF biasima non soltanto la quota che l’Italia destina alla ricerca di nuovi farmaci e nuovi strumenti diagnostici per la tubercolosi e le altre malattie dimenticate ma anche il fatto che l’Italia non abbia istituito fondi specificamente destinati per ciascuna malattia.
MSF chiede al governo italiano e agli altri enti analizzati una maggiore trasparenza: è stato necessario a MSF un processo lentissimo di ricerca per raccogliere i dati necessari alla stesura del rapporto, che sarebbero invece dovuti essere facilmente disponibili, come avviene negli altri paesi dell’Unione Europea. È inoltre necessaria una maggiore chiarezza sui fondi realmente stanziati, in quanto negli enti analizzati MSF ha riscontrato una difficoltà a monitorare la destinazione tematica dei fondi.
Oltre ad aumentare i fondi allocati alla ricerca di nuovi farmaci e nuovi strumenti diagnostici per combattere la tubercolosi, il Governo italiano dovrebbe supportare meccanismi di finanziamento alternativi per la ricerca e lo sviluppo, che garantiscano lo sviluppo di farmaci, sistemi diagnostici e vaccini in un modo che li renda accessibili per coloro che ne hanno bisogno – meccanismi, come i prize funds (fondi premio) che non leghino il prezzo del prodotto finale al costo della ricerca. In particolare, MSF chiede al governo italiano l’istituzione di un fondo premio per un test della tubercolosi nel point of care (effettuare il test al “point-of-care” vuol dire che la diagnosi viene effettuata il più vicino possibile al luogo di residenza del paziente). Oggi, infatti, l’85% dei pazienti colpiti dalla tubercolosi cerca le cure in cliniche di piccole dimensioni o centri di salute dove o non è possibile effettuare il test diagnostico, oppure l’unico test disponibile è quello al microscopio dell’espettorato, un test rimasto sostanzialmente lo stesso da 130 anni e che identifica solo il 66% dei casi in pazienti ed è sostanzialmente inutile per i bambini o le persone colpite dall’HIV.
MSF chiede inoltre all’Italia, che ospiterà il mese prossimo il G8, di svolgere un ruolo attivo e propositivo anche in quella sede per promuovere un maggiore impegno nella lotta alla tubercolosi e alle altre malattie dimenticate.
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