Bonn, protesta Greenpeace: accordi ONU insufficienti

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Venerd́, 12 Giugno 2009

 

Torna a suonare la sirena del dissenso di Greenpeace. Oggetto della protesta, le trattative sul clima dell'Onu in corso a Bonn. Oggi attivisti dell' associazione ambientalista - riferisce la stessa Greenpeace in una nota - hanno fatto suonare un allarme sonoro fuori all' edificio dove sono si stavano discutendo gli accordi delle Nazioni Unite sul clima. Incatenati alla parte posteriore di un camion, gli attivisti hanno azionato la sirena ''per cercare di svegliare i Governi che continuano a perdere tempo invece di far progressi verso un serio accordo sul clima''. ''Ci sono Paesi - afferma Martin Kaiser di Greenpeace International - che non hanno nessuna intenzione di salvare il pianeta dal collasso climatico. Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Canada stanno agendo come se la crisi non esistesse, mettendo i loro interessi individuali di breve termine prima dell'emergenza globale''. ''Allo stato attuale - si legge nella nota - gli impegni in termini di riduzione delle emissioni di CO2, che sono stati messi sul tavolo dai Paesi industrializzati, portano a una diminuzione minima, 8-15 per cento, rispetto ai livelli di emissione di CO2 del 1990, entro il 2020. Il Giappone ha confermato un taglio dell'8%. La Nuova Zelanda non ha preso nessun impegno, mentre il Canada gia' prevede un aumento delle emissioni. Gli Stati Uniti di Obama hanno fatto solo un piccolo passo, proponendo un taglio del 4% al 2020. Per evitare un disastro climatico, invece, occorre che la temperatura media globale non aumenti di piu' di 2 gradi: le emissioni devono essere ridotte almeno del 40% al 2020''. (ANSA)

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