Ormai, con l’avvicinarsi della conferenza Onu sui cambiamenti climatici di Copenhagen, è un susseguirsi di rapporti che assicurano che milioni e forse miliardi di persone saranno colpite dai cambiamenti climatici, per i più ottimisti la crisi si manifesterà in tutta la sua gravità entro la fine del secolo, per altri ci sono tutti i segnali di un arrivo prossimo ad un punto di non ritorno. Però Mike Shanahan, addetto stampa dell’International institute for environment and development (Iied), sottolinea un aspetto al quale anche chi, come noi, cerca di fare informazione ambientale, spesso non pensa: «I numeri sono spaventosi, ma cosa significano per una persona che è più preoccupata per il prezzo di una pagnotta di pane? Il pericolo è che tutti noi anneghiamo nella quantità di informazioni che vengono prodotte».
I mass media sembrano spesso sballottati in questo mare di dati e numeri e spesso le informazioni utili non arrivano proprio alle persone che saranno più duramente colpite dal global warming, anzi che sono già colpite, almeno a leggere il recente “Human Impact Report - The Anatomy of a Silent Crisis” (del quale parliamo più diffusamente in un altro articolo del giornale) del Global Humanitarian Forum: «L’impatto del cambiamento climatico colpisce oggi 13 volte più persone di quelle ferite in incidenti stradali ogni anno a livello mondiale ed un numero di persone superiore a quelle che contraggono ogni anno la malaria» Michael Rubinstein, responsabile per le relazioni con la stampa del think-tank statunitense International food policy research institute, ha spiegato all’agenzia stampa dell’Onu Irin che «I molti rapporti prodotti sul climate change migliorano la consapevolezza. Ogni rapporto rafforza il messaggio che sul problema esiste un “progressive drumbeat, che ormai esiste un consenso globale sull’estensione dell’impatto del cambiamento climatico. Questo è particolarmente importante, perché fino a poco tempo fa c’era una “falsa equivalenza”: si tendevano a produrre rapporti visti da entrambi i lati del dibattito sul cambiamento climatico, con persone che ci credevano ed altre no. Il costante flusso di dati su coloro che potrebbero essere colpiti, o sulla quantità di denaro necessaria, ha rafforzato il messaggio che il cambiamento climatico è una realtà. Diverse centinaia di rapporti e documenti informativi erano già stati prodotti fino all’inizio del 2009».
Per Howard Cambridge, un ricercatore della Stockholm environment institute (Sei), un istituto di ricerca svedese che ha prodotti circa 100 rapporti per il climate change meeting che si è tenuto a Poznan nel dicembre 2008, «Bisogna avere la capacità di analizzare quali rapporti si basano su ricerche originali, per realizzare i “testi definitivi”.
Iied e Sei organizzano workshops e corsi per aiutare a disseminare nei media questi dati complicati e preoccupanti, ma Mike Shanahan, press officer dell’Institute for environment and development sottolinea che il messaggio spesso non raggiunge la gente «Credo che la maggior parte delle persone facciano fatica a comprendere, come fanno a sapere cosa sono 50 dollari o 50 miliardi di dollari? E’ necessario che i governi avviino enormi campagne di sensibilizzazione di massa, simili a quelle per l’Aids degli anni ’80. Se questo non accadrà, credo che la gente continuerà a pensare che questo accadrà ad altre persone in qualche tempo e posto lontano». (greenreport.it)
|