Confortevoli, remunerative e a basso impatto ambientale. Sono le fibre naturali come cotone, lana, angora, juta e kenaf. A riportare l'attenzione su questo settore, importante fonte di reddito e sostentamento per i piccoli coltivatori dei Paesi poveri, e' la Fao, che ha proclamato il 2009 ufficialmente l'Anno Internazionale delle Fibre naturali. ''La produzione di fibre di origine animale e vegetale rappresenta un rilevante settore per gli agricoltori di tutto il mondo - ha detto il vice direttore generale della Fao, Hafez Ghanem, presentando l'iniziativa - valutato nell'ordine di 40 miliardi di dollari l'anno e rappresentano fino al 50 per cento delle esportazioni di alcuni Paesi in via di sviluppo, come il Burkina Faso o il Ciad e il Benin, dove coprono un terzo delle esportazioni''. La coltivazione di alcuni tipi di fibre naturali rappresenta anche una risposta ai problemi ambientali per la mitigazione del riscaldamento globale. In Tanzania, per esempio, una compagnia che lavora la fibra di sisal, molto impiegata nel settore industriale, oltre ad aver migliorato il reddito di molti piccoli coltivatori della regione ha costruito un impianto in cui, dai residui della fibra si produce biogas, elettricita' e fertilizzanti. Ma non c'e' solo attenzione per l'ambiente, le fibre sono protagoniste anche di un recupero sociale dei territori. E' il caso della fique colombiana, la cui coltivazione e' sostenuta dal governo, per occupare le aree destinate alle piantagioni di coca. (ANSA)
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